Se la galassia azzurra è sospetta, quella juventina com’è?
In gergo scientifico, una galassia è un conglomerato di stelle e materia stellare, tenute vicine dalla forza di attrazione dei buchi neri supermassicci che giacciono al loro centro. Esistono vari tipi di galassie, catalogate in base alla loro forma. La nostra, per esempio, cioè quella nella quale è collocato il Sistema Solare, è chiamata Via Lattea ed è di tipo a spirale barrata.
Esistono poi le galassie calcistiche che, proprio come quelle astronomiche, hanno forme diverse: ci sono quelle fatte di alleanze, di rapporti, di amicizie, di tradizioni e storia, ma ci sono anche quelle fatte da poltrone e interessi da salvaguardare. Insomma, non è possibile racchiudere in un paio di parole tutto un universo di sfaccettature che rendono le stesse galassie calcistiche l'una diversa dall'altra.
Eppure, nonostante questo doveroso cappello, nella giornata di oggi è comparso su Tuttosport, per la firma di Stefano Salandin, un articolo che parla proprio delle galassie calcistiche nella nostra Serie A e di come, ahinoi, quanto sta uscendo fuori con le intercettazioni contro la Juventus sia invece prassi comune per tutte le altre squadre. Napoli compreso.
La galassia scelta per il Napoli, in questa occasione, è quella dell'asse con l'Empoli.
Prendete, per esempio, gli incroci privilegiati che da anni sono una costante tra Napoli ed Empoli. Nel 2015 con il tecnico Maurizio Sarri arrivarono a Napoli Hysaj e Valdifiori. L’anno dopo fu il turno di Zielinski, formalmente acquistato dall’Udinese ma che si era messo in evidenza ad Empoli dov’era in prestito, e Tonelli. Mario Rui, lanciato in Serie A dai toscani arrivò dopo un passaggio alla Roma.
Stefano Salandin su Tuttosport
Al di là delle forzature Zielinski e Mario Rui, acquistati - come scritto dallo stesso autore - da Udinese e Roma, e quindi non dall'Empoli, gli altri calciatori menzionati non sono arrivati qui per essere di passaggio.
Il primo, ha giocato in Champions League, avrebbe vinto uno scudetto nel 2018 e ha collezionato 222 presenze con la maglia del Napoli; Mirko Valdifiori, invece, non è riuscito a dimostrare tutte le sue qualità e ha collezionato soltanto 16 presenze, mentre Lorenzo Tonelli non era arrivato certo per essere titolare. Insomma, in tutti i casi, gli scambi di mercato tra Napoli ed Empoli non sono stati fatti per poi essere inseriti in trattative a caso, tanto per far plusvalenza o aiutarsi a vicenda a tenere in ordine i propri conti.
Nell’aprile del 2019 il Napoli di Ancelotti perse a Empoli 2-1 e il gol della vittoria lo segnò quel Di Lorenzo che sarebbe passato al Napoli per 9 milioni: tanti, pochi, un prezzo di favore?
Sempre Stefano Salandin su Tuttosport
In quei 9 milioni ci si può vedere soltanto una cosa: un colpo di maestro da parte di Cristiano Giuntoli. Pur avendo fatto una buonissima stagione all'Empoli, Di Lorenzo non aveva mai calcato i campi di Serie A in precedenza. È diventato ciò che è adesso a Napoli, col Napoli, grazie a un DS che ci ha visto lungo e che ha avuto il coraggio di spendere 9 milioni per una intuizione, anziché andare sull'usato sicuro da otto cifre di stipendio. D'altronde, quando non si hanno tanti mezzi economici le cose sono due: o ci si ingegna e si tenta di essere bravissimi nel proprio lavoro, cercando quell'intuizione geniale che ti renderà per tanto tempo, o si agisce in maniera sospetta.
I buchi neri delle galassie bianconere
Verità o meno che siano, adesso che anche i sani di mente hanno visto ciò che noi pazzi avevamo visto già da tempo grazie a tutte le intercettazioni e stralci degli atti depositati in Procura, finalmente stanno salendo a galla tutti gli scheletri che si è provato a inabissare sotto il tacito consenso della stampa.
I più clamorosi, ma non gli ultimi e non di certo i primi, sono i famigerati trasferimenti di Nicolò Rovella dal Genoa e Simone Muratore all'Atalanta.
Il primo, prelevato dalla società ligure per una cifra intorno ai 26 milioni di euro e lasciato in prestito alla stessa fino alla retrocessione (oggi è nuovamente in prestito, al Monza), mentre il secondo passa dalla Juventus under 19 e non vede mai il campo dei bergamaschi, ma anzi, fa la spola tra Reggina (Lega Pro) e Tondela (Serie B portoghese).
Per concludere, dunque, come si può mai paragonare una galassia fatta di intrecci sì frequenti, ma cristallina come l'acqua di un fiume in alta montagna, ad acque così torbide dove il fondo nemmeno si riesce a vedere?
Se, invece, l’indagine confermerà irregolarità (false fatturazioni, uso del “nero” o artifici del genere) allora su quelle si dovrà agire, ma sul resto non facciamo inutile caciara: basta e avanza quella che già c’è.
Conclusione dell'articolo di Stefano Salandin su Tuttosport
La caciara, però, la si crea anche mescolando due mazzi di carte napoletane e piacentine. Gettare tutto nello stesso calderone, confondere una normalissima sinergia tra società con un vero e proprio trust non fa altro che disorientare e disinformare il tifoso. Ma forse è proprio quello lo scopo.