Oggi chiunque si reputi amante del calcio e dello sport non può non dissetarsi alla fonte di bellezza che sgorga dai piedi degli uomini di Spalletti per non farsi distrarre dalla mediocrità che circonda il calcio italiano.

La bellezza da sola basta a persuadere gli occhi degli uomini, senza bisogno d'oratori

William Shakespare

Di cose che stonano con la missione che il Napoli sta portando avanti ce ne sono fin troppe ma andiamo con ordine.

Partiamo dalla maglia. Deve essere mortificante per questi professionisti indossare un'armatura del genere. Approssimativa, sgraziata, che comunica nulla rispetto al messaggio che si prefigge di divulgare. Se anche l'intenzione è nobile, visto che il venduto sarà devoluto in beneficenza ad associazioni che operano sul territorio napoletano in situazioni relative alla violenza di genere - Dedalus Cooperativa Sociale, Le Kassandre e Le Forti Guerriere del Rione Sanità - il risultato estetico non è all'altezza della bellezza che produce questa squadra.

In questo momento storico, dove ogni aspetto è persuaso da bellezza e calcolo, il Napoli non può presentarsi nello stadio del più grande, al cospetto della potenza di questo popolo con una divisa del genere. È inaccettabile.

Tutta la straordinarietà del lavoro fatto in questo percorso non può essere sporcato da un prodotto che trasmette approssimazione e superficialità.

Parlando di cose non all'altezza, non possiamo non spendere un minuto sulla direzione di gara. Inadeguati, proprio come il kiss sulla maglia, tutta la cinquina mandata al Maradona.

Scelte strane, da ambo i lati. Una su tutte? La mancata espulsione di Vasquez, già ammonito, per entrata con piede a martello su Lozano. In situazioni come queste, emerge tutta l'inadeguatezza rispetto alla bellezza del calcio che propone il Napoli.

Gli azzurri stanno giocando, oltre che sul campo, anche nel sociale. Gli uomini di Spalletti sono interpreti di un lavoro che si prefigge di formare nuove classi del tifo attraverso l'esaltazione del gesto tecnico senza mai rinunciare a comportamenti corretti. Devono essere preservati dall'intero movimento. Ci sono in ballo milioni di euro e carriere di oltre 50 professionisti. È scandaloso vedere così tanta disattenzione.

Nella sfera del brutto rientra anche il rigore non dato. Quello, per chi vive di pallone è rigore, punto. E possiamo permetterci di farlo notare perché non ha condizionato il risultato.

Ma se c'è stato qualcosa di più brutto e colpevole di maglia e arbitro, ah signori miei, quelli sono stati i commenti post partita. È davvero inaccettabile essere costretti ad ascoltare determinate affermazioni da professionisti.

Rigorino è un termine che non ha ragione di esistere nel lessico calcistico. O è rigore o non lo è. Cosa vuol dire rigorino? Come si può umiliare tutto il lavoro e il genio di Kvaratskhelia in quella occasione? Come?

È meraviglioso quel cambio passo ad eliminare tempo e spazio a quel povero difensore che non può fare altro che inciampare su sé stesso, su tutta la sua inadeguatezza a certi livelli e sulle gambe del Georgiano. Quel lavoro del 77 del Napoli andrebbe insegnato nelle scuole calcio. Farebbe da lezione sia agli attaccanti che al comportamento dei difensori. Invece, in questo paese mediocre e privo di bellezza e fantasia, viene relegato a rigorino. Avvilente.

Chiudo ricollegandomi alla frase iniziale: inebriamoci di questa bellezza, godiamone insieme ed offuschiamo ciò che intorno è distopico e destabilizzante. Se nessuno se ne cura, loro smetteranno di esistere.


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