La notizia dell’abrogazione del Decreto Crescita da parte del governo Meloni, in virtù della riforma economica in vigore dal prossimo primo gennaio, non toccherà il calcio, stando al comunicato reso noto al termine del Consiglio dei ministri di ieri.

«Invariate le disposizioni per i ricercatori, professori universitari e lavoratori dello sport già previste»

Una buona notizia per il calcio italiano, già tempestato da scandali di ogni sorta e una crisi economica che coinvolge diversi club di punta del panorama nazionale.

I club potranno continuare a sfruttare il Decreto Crescita

Si potrà continuare a godere dei benefici, a patto ovviamente di rispettare determinate condizioni.
Sono tre in particolare i parametri di accesso al regime per i lavoratori “impatriati”:

  • l’essere stati residenti all’estero nei due periodi d’imposta precedenti il trasferimento in Italia;
  • l’obbligo di permanenza in Italia per due anni a seguito del trasferimento di residenza;
  • lo svolgimento dell’attività lavorativa prevalentemente nel territorio italiano.

Nessuna cancellazione quindi anche se resta alta la preoccupazione negli ambienti calcistici, con la questione che verrà discussa in Lega a strettissimo giro.
Ma se da un lato i Presidenti di club tirano un sospiro di sollievo, bisogna fare i conti con chi vorrebbe che questa legge venga definitivamente eliminata. Come il Presidente dell’assocalciatori Umberto Calcagno, preoccupato che il Decreto possa costituire un forte gap per i giocatori italiani, rilasciando le seguenti dichiarazioni: «Continuo ad augurarmi che venga eliminata, è una norma estremamente iniqua e continueremo a batterci affinché venga cancellata».


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