Ed eccoci qua, come ampiamente previsto in estate. Passeggiando per le viuzze del mio paese, ancora fortunatamente vivo di salumerie, macellerie e bar, la voce che arriva è unica e uguale: il problema è Aurelio De Laurentiis. Eh si, ha commesso degli errori, il patron. Come li commettono tutti, del resto. Solo che da queste parti, ricca di talenti che eccellono in tutto quel che fanno, è tutto così terribilmente imperdonabile. Anche se pochi mesi fa si è divenuti campioni d'Italia. Anche se una società dimenticata si ritrova tra le prime 15 in Europa.

Addirittura si è vinto per via di chi ha preso altri lidi e perso per colpa di De Laurentiis. Capiamo che, per chi fa davvero azienda, questo concetto è alquanto imbarazzante, e non continuiamo per non infierire. Se si critica per 20 lunghi anni, e per la stragrande maggioranza ci si ritrova sempre con un pugno di mosche tra le mani, prima o poi forse si indovina. Forse. Del resto, è stato proprio Luciano Spalletti a usare questa massima in una conferenza stampa di qualche mese fa. Chapeau.

Voce all'unisono, dicevamo. Perché se De Laurentiis è il nemico pubblico numero uno (ci perdoni Vincent Cassel), l'altro nemico è, a turno, il portiere, il brasiliano venuto da lontano, il mediocampista mai arrivato nemmeno da vicino. È imbarazzante la quantità di frasi uguali tra loro che si sentono tra le vie, sui social, nelle trasmissioni. Non ci sta originalità.

Ed è proprio l'originalità che è venuta a mancare questa estate. Caratteristica che ha reso Napoli grande, che ha fatto scuola. Che ha fatto epoca. Prendiamo il mercato del 2022: fuori i vecchi eroi con la piazza sul piede di guerra perché stavano andando via i protagonisti dei presepi moderni di San Gregorio Armeno, e dentro degli onesti sconosciuti accolti da striscioni al limite del comico. Il risultato è stato spiazzante… per loro. Napoli campione.

Ma il Napoli non rilancia. Anzi, si adegua. Diventa popolare e tiene tutti, anche chi era evidente avesse dato tutto, anche oltre le sue possibilità tecniche e soprattutto mentali. Aurelio De Laurentiis si trova braccato dai contestatori proprio quando ha ascoltato la piazza. Proprio quando ha agito come avrebbe agito la piazza. Che paradosso.

Quando è palese che tutto ciò che è reale e giusto è esattamente contrario a ciò che la piazza dice. Ci sono 20 anni di storia a certificarlo. Agendo come ha agito, si è solo dato adito ai calciatori spremuti mentalmente dal dominio dello scorso anno di divenire eroi contemporanei, tanto da giustificarli anche se non muovono un dito per evitare ben quattro sconfitte interne in soli 3 mesi.

L'invito è il solito: non si snaturi mai più Aurelio De Laurentiis. Mai più. Continui sulla strada tracciata fino al 31 agosto del 2022. Non ripeta più gli errori estivi dettati da una folata di vento populista. Venda quando c'è da vendere e acquisti come ha sempre fatto. Con competenza e lungimiranza. Affidi le chiavi del nuovo Napoli ad un allenatore giovane dalle idee innovative. Questa è stata la forza del Napoli e questa dovrà essere il suo futuro. E, soprattutto, agisca in modo esattamente contrario a ciò che farebbe la piazza. E si tornerà dove ormai siamo abituati a stare: in alto.

https://youtu.be/AerX6_bduG0?si=YEWn6E7v1Bm2tJCD
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