Il genio di Quentin Tarantino, nel 1994, partorì quello che a detta di molti, anche del sottoscritto, è il suo più grande capolavoro: Pulp Fiction. Storie di donne e uomini che si intrecciano in modo assurdo, incredibile, surreale. Dialoghi clamorosi e unici che si fondono con bellissime prove d’autore, una regia introvabile e una sceneggiatura da Oscar. Dove comincia il film, lì finisce. O forse non finisce, perché il tourbillon continua impazzito e mettere insieme lo scacchiere non ha senso più di tanto. La cosa importante sono le 2 ore e mezza di moto perpetuo che va avanti e torna indietro a scalfire, non tanto il tempo, le gesta e la tempistica. Così ti trovi i protagonisti uccisi a metà film ma vivi e vegeti alla fine. Perché la fine è solo l'inizio della storia.

Un po’ come l'estate che ci aspetta alle pendici del Vesuvio. La fine della contestazione, del papponismo, dell'asedicismo pare giunta al termine, visto lo straordinario traguardo raggiunto il 4 maggio. Ma quella fine, proprio come in Pulp Fiction, è forse un nuovo inizio. Perché Kim, Spalletti, Giuntoli sono solo le nuove scuse per un giocattolo rotto (cit.) e che non si può aggiustare se non con nomi già affermati con relative spese esose. Sono lì al varco, nell'attesa del primo errore, come se il Napoli avesse l'obbligo di ripetersi. Come se non ci fosse altro risultato che non sia la vittoria.

E tutto questo è un movimento perpetuo da 19 anni. Lo scudetto è stato solo un momento di stasi. Le contestazioni sono "storie" che si intrecciano tra loro, che finiscono ma rinascono, che sembrano scomparse ma riappaiono. E sono contornate da dialoghi assurdi, situazioni strane, immaginazioni collettive. Se fossero un film, appunto, potrebbero tranquillamente ascriversi alla sceneggiatura del maestro Tarantino (con le dovute differenze, sia chiaro) per la loro capacità creativa. Verrà il tempo di rinfacciare l'esonero (che esonero non è, sia chiaro anche questo) di Garcia in Arabia, e soprattutto per il compagno di Valentina De Laurentiis al posto di Giuntoli. E nulla vale il fatto che Sinicropi (ormai marchiato come genero di Adl) abbia messo tutti in fila a Coverciano. È, e sarà sempre agli occhi degli scettici, un raccomandato.

Il varco. Quello che molti sono disposti ad aprire. Anzi, non vedono l'ora di farlo.
Social - attori improvvisati, dialoghi assurdi, una regia introvabile altrove. Un’estate pulp ci aspetta, ma che - con il tempo - scopriremo essere anche una comica e divertente fiction.