Napoli Roma sarà seguita in tutto il Mondo, un evento che vedrà la copertura televisiva dei cinque Continenti.

Previsto il collegamento negli Usa, Emirati Arabi, Russia, Inghilterra, Spagna, Germania, Polonia, Bulgaria, Grecia, Portogallo, Olanda, Slovenia, Georgia, Argentina, Brasile Bolivia, Colombia, Costa Rica, Cile, Messico, Uruguay, Paraguay e Venezuela. Collegati anche Australia, Cina, Giappone, Canada, gli Stati africani di Angola, Burkina Faso, Camerun, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Marocco, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Zimbawe. Copertura anche in Asia con collegamenti in Brunei, Cambogia, Indonesia, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam.

Il nostro campionato, per una sera, tornerà a far parlare di sé per un evento sportivo, di campo. Un'occasione da non sprecare e dalla quale trarre quanto più vantaggio possibile. Serate come queste, valgono molto più di quanto si creda.

Lo spettacolo si fa in due, nel calcio in tre

Per risollevare la Serie A, non c'è strada da percorrere che quella dello spettacolo in campo. Il calcio italiano deve ripartire da qui. Ma i gol e le giocate, a cui si pensa quando si immagina una bella partita, sono subordinati a un altro aspetto: l'attitudine allo show.

Non ci sono dubbi su quella del Napoli di Spalletti, che ha incantato il globo con una ricerca costante del bello - trovando la forza di distaccarsi dalla ‘masturbazione tattica’ di Sarri - e più proiettata a un vero amplesso agonistico, il cui fine è la vittoria attraverso svariate soluzioni e uomini e non per mano di un integralismo interpretativo del pallone da ricco marinaio o povero pescatore. Una squadra che ha abbandonato gli ismi che non prevedono margini di manovra e crescita. Che si è trasformata in una democrazia calcistica, in cui ogni interprete vale uno e in cui ogni elemento è sicuro della propria unicità riconosciuta dagli altri. Ma le cose si fanno in due. E nel caso di una partita di pallone, in tre. Oltre al Napoli, occorre che anche la Roma si impegni per rendere il fu derby del sole godibile.

Special Once upon a time...

Non ci aspettiamo che Mourinho snaturi le sue idee di gioco sacrificandole sull'altare dello show. Anzi. Un bel match, come dicevamo prima, non si determina da un elevato numero di reti gonfiate. I novanta minuti perfetti esistono solo se - per dirla alla Spalletti - vengono riempiti in maniera densa da tante cose. Prima delle quali, il coraggio.

Per chi ama ogni aspetto di questo meraviglioso sport, lo spettacolo è racchiuso in ogni cosa, a partire dal linguaggio del corpo dei vari interpreti prima del fischio, fino a come suona il pallone a seconda di chi lo calcia. Ma che esistano gusti meno feticistici, possiamo comprenderlo.

Ed è a questo genere di aspettative che occorre rivolgersi, perché pur sforzandoci, un ragazzino della provincia di Phnom Penh - capitale della Cambogia - non riusciamo ad immaginare che si emozioni per una diagonale fatta bene o per due linee strette nelle propria aria di rigore che martellano per tutto il tempo le caviglie degli avanti avversari.

Così come poco entusiasmanti devono risultare i capannelli attorno all'arbitro. Il coraggio, invece, quello sì che è un linguaggio universale, comprensibile in Zimbawe come in Bolivia.

E allora abbia coraggio Mourinho. Dimostri che un po' di Special One alberga ancora in lui, ci faccia vedere che non è solo sceneggiate napoletane in panchina. Eviti isterismi a bordo campo, faccia da parte il suo ego per il bene del calcio italiano. Sii buono Mou.

La sua Roma, tra mille difficoltà è riuscita a superare una prima parte di stagione difficile. Ha recuperato fisicamente il suo giocatore più forte e siamo sicuri che anche nello spogliatoio azzurro siano felici di affrontare i giallorossi al massimo del loro potenziale. Il portoghese carichi pure la sua squadra come fosse una guerra, ma ricordi ai suoi calciatori che il mondo li osserva. I bambini di tutto il mondo li osservano.

E se ne ricordi anche Orsato di Schio

Perché l'arbitro deve avere una sola missione: essere invisibile. Non è questa la partita per fare i protagonisti. Non è la partita di chi si sente troppo bravo per andare al Var. Non è la partita giusta per urlare "Ho visto io". Dicevamo che lo show nel calcio si fa in tre. Ma se le squadre incidono con il coraggio, un arbitro lo fa mettendosi a servizio del pallone, senza avere la presunzione di dominarlo.

Scelga un metro, che sia uno. Dialoghi pure, ma sia intransigente qualora l'andazzo sia portare la sfida sui binari dell'aggressività fine a se stessa. Ci sono milioni di bambini che guardano.

Di Orsato potremmo dire tante cose, ma vogliamo dare l'esempio noi per primi. Azzerando per una volta il rancore che conserviamo per alcuni episodi passati alla storia per non averci fatto giustizia. E, frequentando i social, si scopre che anche i tifosi della Roma non vedono di buon occhio la designazione. Ne ignoriamo il motivo. Continueremo a farlo, perché per una volta vogliamo che non ci sia nulla a macchiare la vigilia. Dicono che sia il miglior arbitro italiano. Che lo dimostri. Sapremo se avrà compiuto la missione solo se nei prossimi giorni non parleremo delle sue decisioni, ma delle giocate dei ventidue in campo.

Coraggio e pallone

Nonostante gli scandali, lo show deve andare avanti. Chi dice che senza la Juventus il campionato di calcio ci perda non ha tutti i torti. A me la Juventus manca, ma non da oggi. Soffro da sempre la disparità che c'è tra il palmares nazionale e la percezione che ho di loro. Avrei voluto fosse portatrice di valori. Avrei voluto concederle l'onore delle armi. Ma non me lo ha mai permesso. E ha trascinato il nostro campionato in un baratro. Quindi occorre staccarsi dall'idealizzazione della Vecchia Signora che i media voglio a tutti i costi mettere in atto.

Per questo abbiamo un disperato bisogno di calcio vero. Fatto di giocate e perché no, sconfitte. Il primo lavoro da fare è proprio quello di rivalutare il concetto della sconfitta. Ricordandoci che uno dei calciatori più iconoci del nostro calcio, Paolo Maldini, è anche - per sua stessa ammissione - tra i più perdenti della storia.

Che il Derby del Sole abbia inizio. Vinca chi ha più coraggio.