La Lazio si sblocca, il Napoli si inceppa, questo il verdetto del match del Maradona valido per la terza giornata di Serie A, il risultato finale dice 1-2 a favore dei biancocelesti, i gol nel primo tempo prima di Luis Alberto e poi immediato il pareggio di Zielinski, alla fine la decide Kamada nella ripresa. La Lazio conferma il trend, mai a 0 punti dopo tre giornate, il Napoli cade nuovamente in casa contro Sarri dopo lo 0-1 della scorsa stagione. 

Andiamo ora ad analizzare il match attraverso i numeri dei protagonisti.

Napoli-Lazio: lo schieramento tattico 

433 per la squadra di Garcia, Meret tra i pali; linea a 4 difensiva formata da Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus e Olivera; Anguissa, Lobotka e Zielinski a centrocampo; in attacco torna Kvaratskhelia dal primo minuto, al fianco di Osimhen e Politano. In fase di possesso i due centrali tengono la linea molto alta (60m), davanti la coppia Lobotka-Anguissa con il camerunese più arretrato rispetto a quello che si vedeva la passata stagione, a destra infatti più isolati Di Lorenzo e Politano molto larghi,  mentre al contrario dall’altro lato Zielinski a formare il triangolo offensivo con Olivera e Kvaratskhelia sulla trequarti sinistra. In fase difensiva 451 per i partenopei, con Politano e Kvaratskhelia arretrati al fianco dei tre di centrocampo, Osimhen unico riferimento offensivo.

La Lazio a specchio almeno in partenza, 433 anche per Sarri, Provedel in porta; difesa formata da Marusic e Hysaj sugli esterni, Casale e Romagnoli coppia centrale; Kamada, Cataldi e Luis Alberto a formare il trio di centrocampo; in attacco spazio ai titolarissimi, Felipe Anderson e Zaccagni sugli esterni con Immobile punta centrale. In fase difensiva squadra piuttosto bassa (40m), anche gli ospiti optano per un 451, con Cataldi a fare da mediano accorciando la squadra. In fase di possesso Cataldi rimane davanti la difesa, Luis Alberto a impostare sulla sinistra e Kamada si allarga affiancando Felipe Anderson sulla destra, aprendo così il campo in ampiezza e facilitando le ripartenze a campo aperto.

I numeri e l’analisi di Napoli-Lazio

Il Napoli inizia forte, creando immediatamente pericoli alla difesa laziale, una buona prima mezz’ora che però viene vanificata dalla prodezza di tacco di Luis Alberto, non esente da colpe Juan Jesus che si perde l’uomo rimanendo a metà strada tra Felipe Anderson (autore del cross) e il numero 10 biancoceleste, immediata la reazione dei padroni di casa, con la conclusione vincente di Zielinski, sporcata da Romagnoli, Provedel spiazzato e 1-1 a fine primo tempo. Primi 45’ in cui il Napoli crea di più, arrivando a concludere 12 volte verso la porta, 2 le conclusioni avversarie, dominio anche dal punto di vista territoriale con il 58% del possesso palla, ma la Lazio si difende bene e soprattutto lo fa di squadra con Cataldi che dà equilibrio a tutto il reparto accorciando le linee, il Napoli fatica e più volte arriva al limite, ma non trovando sbocchi, ritorna indietro, motivo per il quale sono quasi nulle le chiare occasioni da rete (0.61 xG). Nella seconda frazione la partita cambia, se è vero che il Napoli faceva fatica ad essere realmente pericoloso, è anche vero che per tutta l’intera frazione ha mantenuto un buon ritmo costringendo gli avversari ad abbassarsi, nei secondi 45’ il Napoli aumenta il possesso (65%), ma crea pochissimo (1 occasione da gol, 0.68xG), al contrario la squadra di Sarri è formidabile in ripartenza, accettando di non mantenere il possesso, e con gli inserimenti delle mezz’ali negli spazi del centrocampo avversario fa la differenza, a deciderla il nuovo arrivato, Kamada.

Partita che, se si dovesse analizzare esclusivamente dai numeri del match, direbbe il falso, infatti i numeri parlano di una Lazio poco pericolosa e un Napoli dominante almeno dal punto di vista tattico, tutt’altro.

Partiamo dal limite più evidente mostrato dalla squadra in questo match, e in questo inizio di stagione, la distanza fra i reparti in fase di non possesso, con una squadra così abile nel giocare fra le linee e in ripartenza errori così si pagano, e così è stato, “La squadra deve imparare che quando non si può vincere, si deve almeno pareggiare”, queste le parole di Garcia post match, riferimento probabilmente alla linea difensiva costantemente alta anche in fase difensiva (52m), ma non è quello il reale problema, il Napoli ha sempre difeso così alto nelle ultime due stagioni, il problema vero è il riposizionamento in fase di riaggressione palla dei tre centrocampisti, e tutto parte dalla loro posizione, creando densità a sinistra ma soprattutto essendo poco presenti sulla mediana, e molto spesso andandosi addirittura a pestare i piedi sulla trequarti sinistra, motivo anche dei molti gesti di stizza da parte dei centrocampisti di Garcia, di seguito a dimostrazione le loro heatmap:

Zielinski:

Lobotka:

Anguissa:

Il che crea dei problemi anche in fase offensiva, contro il Sassuolo avevamo evidenziato un Anguissa insolitamente non coinvolto nel triangolo a destra, lasciando isolati Di Lorenzo e Politano, il che non sta pagando, ieri numerose le occasioni in cui il capitano del Napoli era impreciso nella palla alle spalle della difesa, questo perché disponeva di una sola soluzione, privato della presenza del camerunese, il che gli complica anche l’entrare dentro al campo palla al piede e sfruttare le sovrapposizioni di Politano, i numeri del capitano azzurro dicono 71 palloni toccati, 87% di precisione, ma soprattutto ben 13 possessi persi e 0.07 xA (assist previsti), praticamente nullo in zona offensiva. Per Politano il discorso non cambia, poche soluzioni, poche idee, tanta confusione, 44 tocchi con il 76% di precisione, 1 cross riuscito (su 7), 14 possessi persi e 0.02 xA.

Altro tema è l’utilizzo di Lobotka, ancora una volta marginale rispetto al recente passato, come visto anche in precedenza dalla sua heatmap lo slovacco ha coperto maggiormente la zona poco oltre la metà campo a sinistra, e la differenza non è nei palloni toccati (77) o nella precisione (94%), che rimangono numeri eccezionali, ma nei compiti del numero 68, più volte visto nel portare palla in percussione o addirittura al limite dell’area, zone che in carriera non ha mai preferito calcare, ed infatti è clamoroso il dato (seppur giovane) sui passaggi decisivi e le grandi opportunità create in questo campionato: 0, in entrambe le voci. Ma questo aspetto non penalizza solo la fase offensiva, ma anche la costruzione dal basso, avere un riferimento come Lobotka davanti la difesa è troppo importante per dare sicurezza ai due centrali, con Lobotka così distante le misure si perdono e a quel punto è facile perdere palla in modo banale, nella partita di ieri sono state 26 le palle perse solamente dai due centrali, 18 da parte di Rrahmani, che nella passata stagione aveva una media di possessi persi di 7.1.

La sensazione del poco equilibrio e della poca organizzazione è data da un’immagine molto significativa del match, in cui i protagonisti sono Anguissa e Lobotka, che non abituati alla conclusione in porta scambiano al limite dell’area (zona che nella passata stagione calpestavano con pochissima frequenza) perdendo un tempo di gioco e facendo alzare la linea laziale in pressione, facile poi per giocatori con quelle caratteristiche ripartire a campo aperto.

Tutto è consequenziale, le distanze penalizzano anche Osimhen, che ancora una volta così come settimana scorsa, ha concluso la partita con gesti di stizza ed evidente nervosismo, in fase di recupero infatti, in particolare nel secondo tempo con la squadra ancora più lunga, il lancio lungo sembrava essere l’unica soluzione a disposizione per Garcia, il che può essere sicuramente una buona alternativa considerando le caratteristiche del nigeriano, ma può anche diventare una pericolosa abitudine, solamente 25 i tocchi del numero 9, appena 8 i passaggi riusciti, quasi sempre solo infatti quando arrivava sul pallone, con l’area di rigore costituita solamente da giocatori avversari, 0.39 xG e nessuna conclusione nello specchio.

Altro aspetto che sicuramente ha influenzato l’esito del match ma soprattutto la prestazione, è il cambio al minuto 65 tra Kvaratskhelia e Raspadori, in quel momento il Napoli stava facendo fatica nel fraseggio e soprattutto a sinistra non trovava sbocchi grazie anche al continuo raddoppio con Cataldi in aiuto su Hysaj, Raspadori è un giocatore che ha bisogno di toccare diversi palloni e di farlo con uno-due rapidi, entrando in ritmo proprio col fraseggio (mancato), ma soprattutto non avendo la stessa pericolosità di Kvaratskhelia nell’uno contro uno, con lui in campo il Napoli ha praticamente restituito un uomo in più alla Lazio in fase di possesso, con Cataldi che sistematicamente lasciava Hysaj in isolamento su Raspadori (con Casale in uscita) e di conseguenza ciò ha permesso nel finale di partita di controllare il gioco palla al piede; per l’ex Sassuolo difatti nulla la pericolosità, 21 tocchi, 85% la precisione 0.05 xA, 0.02 xG e nessuna conclusione nello specchio.

Il Napoli ha tanto da rivedere, e la sosta può aiutare nello schiarirsi le idee e provare a essere più determinanti in una fase difensiva ancora troppo poco affidabile, ma i meriti della Lazio e di Sarri sono tanti, l’adattarsi all’avversario in primis stravolgendo il proprio credo è sinonimo di grande intelligenza dell’allenatore toscano, che ha inserito maggiore verticalità nella manovra Lazio appena si è accorto che le linee del Napoli erano facilmente aggredibili, secondo tempo infatti sfruttato proprio in questo modo, con Kamada e Luis Alberto subito pronti a verticalizzare sugli esterni e Immobile, seppur mai pericoloso in avanti, preziosissimo nel portare sistematicamente via un uomo e lasciare praterie alla corsia di destra Felipe Anderson-Kamada, da lì tutto facile vista la qualità dei singoli.

Man of the match 

Il migliore in campo porta il nome di Luis Alberto, il numero 10 ha dimostrato ancora una volta di essere il giocatore più determinante in transizione, sia ad impostare, e sia nel concludere o in porta, o con l’ultima giocata, ed infatti suo il primo gol, e sua la giocata (velo) che porta al raddoppio, 62 i tocchi, 85% la precisione, 1 passaggio chiave, 2 occasioni da gol create e ben 8 recuperi, confermandosi in questo inizio di stagione prezioso anche in fase difensiva (6 i recuperi di media).