Agnelli e De Laurentiis. Da una parte, l'esponente di una delle più potenti e ricche famiglie di Italia, con alle spalle un colosso dell'economia pronto a ripianare ogni perdita senza nemmeno portarne il conto, dall'altra un piccolo imprenditore che ha fatto le sue fortune nel Cinema, senza però arrivare ai livelli di altri suoi colleghi italiani del settore.

O imbrogli e allora vinci per un certo numero di anni, o competi e allora puoi anche perdere

Aurelio De Laurentiis

Alla luce dei tumultuosi giorni che stanno vivendo alla Continassa, delle bellissime figure che il calcio italiano è costretto a subire ancora una volta per loro colpa e iniziativa, viene lecito domandarsi: meglio perdere competendo o vincere imbrogliando?

Juventus: ancora tu, sempre tu

Sarebbe fin troppo facile banalizzare il concetto, additando la Juventus come responsabile dei maggiori scandali calcistici in Italia. Eppure, è stramaledettamente corretto farlo perché in quella società si contano più rinvii a giudizio nel corso degli anni che Scudetti. Ma andiamo per gradi.

Nel 2021 ha inizio l'indagine della Procura di Torino, denominata Prisma. Questa indagine ha due filoni principali: da una parte, le plusvalenze gonfiate di alcuni club (tra cui anche il Napoli) e dall'altro, invece, le presunte irregolarità circa la cosiddetta "manovra stipendi" messa in atto dalla Juventus durante il periodo pandemico. Nello stesso periodo, la CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) ha chiesto alla società bianconera di rettificare i bilanci relativi agli anni 2020, 2021 e 2022, in quanto, applicando i nuovi standard contabili, le perdite stimate erano superiori a 28 milioni rispetto a quanto riportato nei bilanci stessi.

Perché Andrea Agnelli si è dimesso?

Che Andrea Agnelli e tutto il cda si siano realmente dimessi o siano stati costretti a farlo, è innegabile non storcere il naso circa le modalità e la fretta. Il perché, chiaramente, è dato da sapere soltanto a loro in base alle notizie o le carte ricevute dalla Procura di Torino (potrebbero già essere arrivati o comunque arrivare a breve i rinvii a giudizio). Ttuttavia è facile ipotizzare che, visto l'avvicinarsi del 18 gennaio 2023 come data in cui approvare il bilancio 2022 (tra quelli messi sotto esame dalla CONSOB), al fine di evitare ulteriori problemi si sia deciso di recidere ogni rapporto con i potenziali indagati. Non tanto per proteggere la Juventus in un atto di bontà e magnanimità, così come si sta leggendo in giro grazie a una narrazione distopica e assurda, quanto per mettersi al riparto dall'art. 274 del codice di procedura penale che tratta appunto la materia delle esigenze cautelari.

La Procura di Torino aveva già chiesto gli arresti domiciliari per Andrea Agnelli (respinte dal GIP) quando le indagini erano ancora in corso. Adesso, a indagini chiuse, il rischio che la Procura ci riprovasse era abbastanza pronosticabile. Questo perché, per l'art. 274 del codice penale, le esigenze cautelari sono tre: possibilità di espatrio, possibilità di inquinamento delle prove e possibilità di reiterazione dell'illecito.

Viene quindi facile immaginare perché il cda sia stato sollevato in toto all'alba di quelli che potrebbero essere nuovi stravolgimenti sulla vicenda: senza intervento diretto il 18 gennaio 2023, quindi durante l'approvazione del bilancio 2022, non essendoci né rischio di inquinamento prove, né reiterazione e né tanto meno l'espatrio, non è possibile richiedere situazioni cautelari nei confronti di Agnelli & co.

La spesa non vale l'impresa

E lo sa bene De Laurentiis che, tornando alla citazioni all'inizio dell'articolo, appartiene di fatto alla seconda categoria di imprenditori del calcio: quelli che competono e, a volte, possono pure perdere. D'altronde, perché rischiare la galera per ottenere in cambio qualche vittoria? Sarà forse a causa del mantra secondo il quale la vittoria va perseguita con ogni mezzo, poiché unica cosa importante, ma a queste latitudini le regole le si rispettano sul serio e la vittoria passa in secondo piano: si gioca secondo quelle che sono le stesse, avendo l'illusione che valgano per tutti. Ma poi, ci si rende conto, ciclicamente, che la Juventus e gli altri potenti pensano di essere superiori anche ai regolamenti. E poi succede quello che sta succedendo.

In quasi venti anni di presidenza, il Napoli non si è mai lasciato andare in esempi di finanza creativa, anzi: De Laurentiis e i suoi collaboratori sono sempre stati attenti - se non rigidi - nel rispetto delle regole, finanche quando altrove li accusavano di averle trasgredite, proteggendosi sotto l'egida del "il protocollo è chiaro, noi rispettiamo i regolamenti". E si è visto, a distanza di qualche anno, chi è che rispetta i regolamenti e chi invece no. Sia ben chiaro: al momento, senza sapere quali sono gli assi nelle mani della Procura di Torino, è difficile ipotizzare sanzioni sportive per la Juventus, ma chi vorrebbe mai tifare per una squadra il cui presidente è a rischio di un processo penale?

Fortunatamente per il Napoli, è Aurelio il suo Presidente. E i tifosi possono tranquillamente dormire, sapendo che la propria squadra non sarà mai coinvolta in malaffari di questo tipo e che non dovranno mai svegliarsi la mattina e leggere di rinvii a giudizio per le figure societarie. Fortunatamente per il Napoli e Napoli, è Aurelio De Laurentiis la garanzia di non dover subire umiliazioni come quelle che stanno subendo i poveri tifosi juventini.