Per una Napoli in trepidante attesa, che a stento riesce a trattenere quella gioia soffocata per 33 lunghissimi anni, c’è un resto d’Italia che vive con fastidio il fatidico momento. Non amiamo fare di tutta l’erba un fascio, ma è innegabile che nelle ultime settimane - e cioè da quando la vittoria dello scudetto è diventata più che una probabilità - gli attacchi incrociati al club e alla città si siano moltiplicati.

Gruppi Ultras da ogni dove hanno espresso il loro dissenso e posto il divieto ad eventuali festeggiamenti dei tanti napoletani sparsi in giro per l’Italia, un comportamento mai visto e che non può essere riconducibile al campanilismo calcistico, ma va probabilmente ricercato in quella sorta di insofferenza che si è sempre provata nei confronti dei napoletani. Una reazione quasi allergica verso il folklore partenopeo e che in alcuni casi ha radici che riportano ad un malcelato razzismo.

Non crediamo che nella civilissima Varese sia mai stato negato ai tifosi di Milan, Inter o Juventus di festeggiare le proprie vittorie e quindi sarà pure che a Varese si tifa Varese, ma i caroselli evidentemente sono vietati solo alle squadre al di sotto del delta del Po. Un comportamento del genere ce lo saremmo anche aspettato da quei padani da sempre inclini al pregiudizio verso i meridionali, ma restano ingiustificabili gli attacchi arrivati dalla stessa Campania, con Salerno capitale di quell’anti-napoletanità che tanti proseliti raccoglie al nord.

Siamo convinti che certi comunicati siano esclusivamente slogan appartenenti al mondo Ultras, ma non condividiamo gli interventi di figure istituzionali che parlano di irregolarità del campionato solo perchè il buonsenso ha imposto lo slittamento della partita alla domenica, togliendo così alla Salernitana il vantaggio – ecco la vera ingiustizia – di avere un giorno in più di riposo rispetto alla Fiorentina, avversaria dei granata il 3 maggio.

E’ da inizio anno che si prova a rendere “non regolare” o sminuire il valore di questo campionato, ci hanno pensato prima gli juventini colpiti dal -15 in classifica, nonostante i 6 punti conquistati sul campo dagli uomini di Spalletti e poi a ruota le milanesi che si sono poste sul piedistallo europeo quasi a voler farci intendere che il distacco in classifica non è frutto del nostro bel gioco, ma mancanza di impegno altrui. Ed anche ora che i giochi sono praticamente fatti, si parla di attentato al regolare svolgimento del campionato perché ministero e istituzioni hanno convenuto di posticipare di un giorno la partita, senza preoccuparsi di chiedersi cosa ne pensassero gli stessi tifosi napoletani, organizzatisi con permessi e biglietti per assistere al match sabato, colpiti anche loro da un disagio non indifferente.

Perché se in Piemonte, a Torino, si può chiedere lo spostamento in fascia serale della partita di una certa squadra a strisce non colorate, per festeggiare con i fuochi pirotecnici la conquista dello scudetto, a Napoli vengono messe in discussione persino esigenze di ordine pubblico. Perché se da voi, cari fratelli settentrionali, la gioia per uno scudetto è na sciocchezza ‘e cafè, per Napoli rappresenta un momento da vivere con trasporto, coinvolgendo l’intera città e aggiate pacienza se abbiamo voglia di farlo a modo nostro.

Tanto fiato sprecato per nulla, litri d’inchiostro versati quasi a voler esorcizzare l’ineluttabile, perché cari signori magari si potrà rimandare la celebrazione di qualche giorno, ma questo non farà altro che prolungare la vostra insoddisfazione, visto che lungo le pendici del golfo i festeggiamenti spontanei sono già partiti da un pezzo.

E quindi fatevi un favore, rassegnatevi al fatto che in nessun modo riuscirete a contenere l’amore di un popolo che non si tratterrà nell’esternare la propria felicità a Napoli, come a Varese, risalendo l’intera penisola e colorandola d’azzurro. Non saranno mica quattro comunicati a fermarci o pensavate veramente di sì? E jamme.