Napoli e la cultura dell'ora o mai più
Ci risiamo. Ancora una volta, una parte di Napoli reagisce alla straordinarietà dell'evento Milan Napoli con il piglio dell'ora o mai più. E' già accaduto con lo scudetto.
Doveva essere ora o mai più l'anno di Cavani, poi quello di Higuain e ancora quello di Sarri dei novantuno punti. Persino lo scorso anno è stato battezzato con il fuoco dell'ora o mai più. Ben quattro ora o mai più. E invece.
Una parte di piazza continua a credere che i successi del Napoli siano casuali. Vede le prestazioni di Kvaratskhelia e Kim come miracolosi colpi di fortuna. Non è così. Se solo si fosse codificato in maniera lucida il lavoro intrapreso dal club diciotto anni fa, oggi alcune dinamiche parrebbero chiare.
La colpa non è dell'usufruitore finale. La colpa è sicuramente da attribuire a chi avrebbe dovuto raccontare in modo professionale la mission che questa dirigenza si è data. La coerenza economica e tecnica con la quale si sono raggiunti certi traguardi. Il Napoli è arrivato a livelli riconosciuti su scala mondiale senza mai ricorrere ad alcun doping, che sia di natura economica, tecnica, comunicativa.
Il club ha deciso quale fosse il percorso da seguire a monte e non lo ha mai tradito. Inutile fare l'elenco delle metamorfosi che la rosa ha vissuto durante questa epoca. Metamorfosi anche intense, che però non hanno mai tradito la stella cometa dello spettacolo.
Chi oggi crede che questo quarto di finale resterà un unicum, commette lo stesso errore di chi credeva che lo sarebbe stato lottare per lo scudetto. Il Napoli non è alla ricerca di un ciclo. Il Napoli è costantemente nel ciclo. Un club sempre in movimento che fa della dinamica decisionale il suo volano.
Non resta altro che godersi lo show. Due partite rese straordinarie dal passato, ma non dal futuro. Il Napoli ha già smesso i panni della sorpresa. Da un pezzo.