Dopo la morte di Teodosio il Grande l’Impero Romano, la più grande forma di stato della storia antica occidentale si divise in Impero Occidentale ed Impero Orientale dando via ad una divisione che portó la parte occidentale dell’impero alla completa deflagrazione dopo nemmeno 90 anni, un tempo breve se consideriamo da quanto esisteva la Roma antica.

Teodosio il Grande fu probabilmente l’ultimo grande imperatore che riuscì a ricompattare l’esercito, unire i sudditi sotto il vessillo della religione cristiana ed a dare una stabilità prima della fine per via delle invasioni barbariche.

Così come la Storia ci racconta questa parte finale della potenza della Roma antica, ci sono molte analogie che riguardano il crollo verticale che sta avendo il Milan campione d’Italia. I rossoneri infatti nel 2023 hanno subito ben 18 reti in 7 partite (mediamente il Milan parte sempre almeno da 2-0 sotto se) e nelle ultime 3 partite hanno inanellato ben 3 umiliazioni: 3-0 nel derby di supercoppa, 4-0 dalla Lazio di Sarri ed addirittura 5-2 in casa dal Sassuolo che non vinceva da fine ottobre.  Un 2023 che ha visto conseguentemente il Milan non solo veder sfumare le possibilità di lotta scudetto( i rossoneri sono passati dal -5 dell’ 8/1 al -15 attuale), ma che addirittura li vede dopo 20 partite fuori anche dalla zona Champions con gli stessi punti di Lazio ed Atalanta ed appena 1 punto in più della Roma di Mourinho: una debacle inaspettata nelle stanze di Casa Milan.

I più dicono che è un problema momentaneo legato  perlopiù ai continui infortuni ed all’assenza di Maignan, ma in realtà i problemi hanno radici ben più profonde. 

Il Milan infatti quest’estate ha cambiato proprietà passando dal Fondo Elliott a RedBird e questo ha inevitabilmente comportato un riassetto societario visto che al posto di Ivan Gazidis si è insediato Giorgio Furlani e visto che Maldini ha assunto più poteri gestionali. Proprio Maldini è stato al centro di una lunghissima telenovela di mercato con un rinnovo firmato a fine giugno, agli sgoccioli del precedente contratto.

Questo ha portato ad un rallentamento rossonero in sede di mercato visto che il management rossonero non sapeva chi avrebbe curato l’area sportiva fino al 1/7, il giorno d’inizio dell’attuale stagione sportiva. Ritardo che si è assolutamente palesato nelle scelte del club rossonero visto che il mercato estivo del 2022 è ampiamente bocciato.

Il Milan ha infatti acquistato giovani di prospettiva a completamento della rosa come Dest, Vranckx, Adli (addirittura preso con 1 anno di anticipo) e Thiaw; ha tesserato a parametro zero un calciatore dai grandi palcoscenici come Origi che avrebbe dovuto rappresentare un degno compagno di reparto di Giroud e, soprattutto, ha investito ben 35 milioni per Charles De Ketelaere che sarebbe dovuto essere l’upgrade della trequarti tanto atteso dall’area tecnica rossonera: dopo 28 gare stagionali possiamo dire tranquillamente che non c’è stato un colpo azzeccato.

Attenzione, la nostra non è una critica ai giocatori perché quando una situazione è così fallimentare non è mai solamente colpa dei calciatori, ma è un dato di fatto che il Milan è uscito indebolito dalla sessione di mercato estiva e che nessuno dei nuovi innesti ha saputo minimamente incidere.

A questo però si aggiungono altri due fattori che spiegano quest’involuzione: gli infortuni e la mancanza di leadership.

Per quanto concerne il primo tema non ci sono stati miglioramenti dall’anno scorso visto che lo staff medico rossonero non è stato cambiato nonostante la disastrosa performance infortunistica della scorsa stagione e questo fattore sta incidendo su questa stagione e su questa crisi di gennaio con Maignan addirittura fuori dal 22/9 per un problema al polpaccio.

La seconda, forse la più importante, è però la mancanza di leadership che quest’anno pare non esserci.

Lo scorso anno infatti in campo c’erano Romagnoli, Kessie e soprattutto Ibrahimovic che è stato fondamentale nella creazione di una mentalità vincente in un gruppo giovane ed inesperto; lo svedese ha avuto un ruolo fondamentale anche per Stefano Pioli che fino a quel momento non aveva vinto alcunché in carriera. Quest’anno i primi due sono stati lasciati andare senza un rimpiazzo in termini di leadership mentre Zlatan non è mai tornato dall’infortunio che lo attanaglia da maggio scorso (comprensibile a 41 anni).

Questo sta comportando una mancanza di leadership e comunicazione con molteplici episodi in campo: Tomori spazientito a più riprese, il battibecco tra Diaz e Pobega a Roma contro la Lazio, il linguaggio del corpo negativo di Theo Hernandez ed anche la supponenza di Pioli in conferenza stampa, in confusione tattica e mentale in questo periodo.

Questa serie di fattori spiegano il drastico  calo del Milan attuale che necessiterebbero di un deciso cambio di passo per riuscire a salvare la stagione prima e progettare un futuro poi.

Per evitare l’errore che fece Teodosio il Grande nella gestione della sua eredità: per evitare di scegliere tra i suoi due figli divise l’impero e lo portó alla sua deflagrazione.

Il Milan invece, può ancora evitarlo. Ai posteri l’ardua sentenza.