“Abbiamo parlato con l’allenatore e si è deciso che abbiamo bisogno di tenere la palla”

Queste le parole di Kvaratskhelia dopo il 4 a 1 all'Udinese, in cui il fuoriclasse georgiano ha sfoggiato una prestazione inavvicinabile. Rigore procurato, gol bellissimo, due legni, assist, dribbling, fame e cattiveria agonistica come non si vedeva da fine marzo scorso.

Han fatto discutere, quelle parole. Ed era inevitabile. Perché Kvaratskhelia si è ripreso il Napoli proprio nel momento in cui il Napoli ha rifatto il Napoli. Oppure viceversa. E cioè che il Napoli è tornato ai fasti conosciuti e il suo immenso talento ne ha beneficiato. Chiaramente la verità sta nel mezzo. Il gioco spumeggiante del Napoli aiuta Kvara a fare quello che sa fare meglio: il fenomeno. Si chiama calcio moderno. I calciatori amano essere nelle proprie zone di comfort ed è giusto così. Se dai il meglio in un determinato dettame tattico, allora vuoi con tutte le tue forze che quello accada. Poco male, ci sarà tempo per ampliare la mentalità. E Garcia, che al di là di tutto ciò che gli è piovuto addosso in questi primi 3 mesi da allenatore dei campioni d'Italia, sembra averlo capito. Il francese tutto è tranne che autolesionista. Ha provato a variare alcuni frangenti di gioco, ma la squadra non ha risposto come ci si aspettava.

La cosa più difficile è tornare sui propri passi

La cosa più semplice, ma al tempo stesso più complicata, da fare è tornare all'ovile. Sembrerebbe facile, e lo è quando in squadra hai gente come Kvaratskhelia, Osimhen, Lobotka, Di Lorenzo, Zielinski. Complicato perché rischi, agli occhi della gente, di passare come un tecnico defraudato del suo credo. Delegittimizzato davanti al mondo intero. Invece è semplicemente intelligenza. La caratteristica che più di tutte fa la differenza nel mondo del lavoro. E Garcìa, almeno quella, sembra averla e pure tanta. Un uomo "dalle spalle larghe", come si è definito. Intelligenza mostrata anche nel pre partita quando ha difeso Victor Osimhen dal video ormai tristemente famoso di TikTok. Ha, metaforicamente, tolto al nigeriano i fischi che tutti si aspettavano e li ha beccati lui.

Lecce e Real Madrid come Liverpool e Spezia. Da lì, un anno fa, tutto iniziò. Da qui, quest'anno, si spera tutto possa ricominciare.
E le parole di Kvaratskhelia lasciano intendere proprio questo. Un nuovo inizio, sulla base dello scorso anno, con i nuovi innesti che finalmente vediamo più spesso, con alla guida un uomo e allenatore che finalmente pare abbia abbandonato quel velo di presunzione, sembra abbia capito gli errori, ed è pronto a guidarli definitivamente. Con intelligenza, appunto.