180 minuti. Tanto è bastato per ritrovarsi, rispolverare giovani certezze ricoperte prematuramente da un sottile velo di pregiudizio verso una società che cercava continuità provando a tagliare i ponti con i fantasmi di alcuni protagonisti del recentissimo passato.

Il desiderio di affacciarsi a una nuova era, una condizione che non tutti sono disposti ad accettare, ma necessaria a quel processo evolutivo che non premia i più forti, ma quelli più reattivi al cambiamento. Ma se la scorpacciata di Lecce ha riproposto alla platea azzurra solidità difensiva e il duo famelico Kvaratskhelia-Osimhen, stride la prestazione opaca del talento danese Lindstrom.

Un’ora di gioco condita da rari spunti e difficoltà nell’esprimere l’enorme potenziale che lo aveva reso, agli occhi degli appassionati, l’upgarde in grado di restituire credibilità all’out destro, mortificato da quella scintilla mai sbocciata tra Lozano e quella fetta di tifoseria che pretendeva dal messicano un rendimento degno dei circa 40 milioni sborsati per portarlo all’ombra del Vesuvio.

Gaetano e Elmas i figliastri

Difficoltà preventivabili per chi arriva da un altro campionato e deve calarsi in un contensto tecnico di primo livello, una condizione che troppo spesso ha portato a precoci giudizi, il più delle volte indirizzati dalla presunzione di essere fini conoscitori della materia, da parte di chi vive il calcio da spettatore e crede di saperne quanto gli addetti ai lavori. Ed ecco che, senza alcuna motivazione valida, si finisce per mortificare il talento di qualcuno per esaltare quello di altri, senza avere la sensibilità di riconoscere che oggi far parte della rosa azzurra prevede l’essere in possesso di qualità superiori alla media. Qualità che rischiano di disperdersi, di essere poco visibili quando si confrontano con quelle di calciatori che oggi infiammano il DAM, ma che sarebbero degne anche dei massimi palcoscenici mondiali.

Perché un Gaetano, ad esempio, non ha nulla da invidiare all’ex compagno di squadra Fagioli, con il quale trascinò alla promozione i grigiorossi di Cremona, ma ha dovuto accontentarsi delle briciole di una stagione straordinaria, mentre a Torino, l’assoluta povertà tattica e organizzativa, regalava facili opportunità per mettersi in mostra. Perché Elmas, nonostante una stagione che per minutaggio lo ha posto di diritto nell’undici titolare, oggi viene additato ancora come un incompiuto, fregandosene altamente dei 179 gettoni raccolti in azzurro sotto la guida di allenatori del calibro di Ancelotti o l’aver raggiunto da protagonista una storica qualificazione ai campionati europei con la sua modesta nazionale.

https://youtu.be/B0ht7j3tTHk?si=UdGW1n5T3DE_0CN1
Jesper Lindstrom Gol&Skills 2023

Qualità tecniche e umane spesso mortificate da presunte competenze, figlie della visione di qualche video su YouTube o peggio del valore in un noto videogame (abbiamo letto anche questo) che rendono sempre più complicata l’integrazione di professionisti esemplari, la cui unica colpa è quella di essere calciatori poco pubblicizzati e scelti da una società “antipatica”.

Lindstrom e Natan i figli

La fortuna di Lindstrom è quella di essere stato accolto con i favori della piazza, fornendogli quel margine di errore e tempo che ad altri non è stato concesso. Un margine che non dovrebbe essere appannaggio di pochi eletti, ma concesso a tutti i calciatori che vestono la maglia azzurra, perché non tutti riescono ad esprimere nell’immediato le proprie qualità. Lo stesso Lobotka ha impiegato circa due anni per affermarsi quale faro del centrocampo azzurro e senza la protezione di una società che opera con la ferma consapevolezza delle proprie scelte avremmo corso il rischio di vederlo sbocciare con un’altra maglia.

“Affrettati nell'azione, e fallisci. Cerca di afferrare le cose, e le perdi. Forza un progetto al completamento, e rovini ciò che era quasi maturo.”

Queste le parole del filosofo Lao Tse, parole messe in opera dal club azzurro e che lo hanno condotto negli anni a scalare i gradini fino al punto più alto del podio. La stessa filosofia che ha protetto Garcia nelle prime difficili giornate e che il tecnico ha seguito per il progressivo inserimento di Natan al centro della difesa.

Forti della competenza dimostrata dallo scouting azzurro siamo convinti che arriverà anche il momento di Lindstrom, ennesima gemma del diadema partenopeo, ma siamo altrettanto convinti che non tutti, purtroppo, abbandoneranno l’idea di pretendere tutto e subito. “Quando non piaci devi avere ragione, altrimenti non vali niente” non è forse questo il peso che opprime il club azzurro?