Walter Mazzarri ritorna a Napoli ed è inevitabile che i pensieri di tutti volino al suo Napoli di 10 anni fa. Una squadra che aveva tantissime lacune ma che lottava su ogni pallone e che molto spesso risolveva partite all'ultimo minuto. Tanto che la famosa Zona Cesarini poteva tranquillamente essere denominata Zona Mazzarri. Il tecnico toscano si trova, inaspettatamente, di nuovo nel posto che più di tutti l'ha reso famoso, prima di approdare all'Inter e vedere la sua parabola discendere piano piano.

La gestione Aurelio De Laurentiis ha visto dieci allenatori, 11 con il ritorno del toscano. Grandi lavoratori e uomini internazionali, chi dediti esclusivamente al campo e chi invece ha vissuto le esperienze partenopee sulla stregua di una persona comune. Potremmo dividere in due blocchi tali categorie, dove da un lato troviamo proprio Walter Mazzarri, Maurizio Sarri e Luciano Spalletti e dall'altro lato Rafa Benitez, Carlo Ancelotti e Rudi Garcia.

Profili diversissimi tra loro dove, sulla carta, non ci poteva essere competizione. Perché se prendiamo i curriculum di Benitez e Ancelotti, non ci sarebbe allenatore, o blocco di allenatori, che tenga. Invece paradosso e campo han voluto che proprio la prima categoria, i tecnici di campo, fossero coloro che, più di tutti, han raggiunto risultati incredibili, inaspettati, storici.

Walter da San Vincenzo è stato l'allenatore del primo trofeo dell'era De Laurentiis, vincendo la Coppa Italia in finale contro la Juventus (2 a 0). Oltre questo, riuscì per la prima volta a raggiungere l'accesso alla Champions League e andare oltre il girone, uscendo contro il Chelsea agli ottavi di finale. Inglesi che poi avrebbero vinto la competizione. Chiuse la carriera azzurra con un secondo posto e con, più di tutte, la consacrazione di Edinson Cavani.

Maurizio da Figline Valdarno è stato l'uomo del calcio più bello visto da queste parti, e mai più ripetuto. L'anno dei 91 punti grida ancora vendetta per quello che poteva essere ma che non fu. Andò via con lo scudetto perso in albergo e l'inchino sotto la curva.

A "vendicare" quello scippo, ci ha pensato qualche anno Luciano da Certaldo, dominando un campionato e laureandosi campione d'Italia, lui per la prima volta ed il Napoli per la terza, dopo 33 anni dall'ultima volta.

San Vincenzo, Figline Valdarno, Certaldo e Barga...

Tre località della Toscana vicine tra loro non solo geograficamente ma anche nel destino di una città molto più a sud. Chiamati a risollevare le sorti di un progetto che, fisiologicamente, rischiava di annaspare nelle acque del golfo. E che quelle sorti, grazie anche e soprattutto ad una specifica filosofia che il Napoli ha sempre adottato, sono poi diventate certezze e che sono rimaste nel cuore dei tifosi. Perché poi il calcio, lo sport in generale, deve sempre suscitare emozione.

Sentimento che un pó si è perso con l'ultima guida francese che non è proprio riuscita a toccare le corde giuste per restare aggrappati ad un sogno.
E tocca ancora una volta ad un toscano questo arduo compito, quello di ripristinare pensieri e parole.

E poi esiste un altro comune in Toscana, si chiama Barga ed è in provincia di Lucca. Lì è nato quel ragazzo che tanto bene sta facendo in Francia (Toscana e Francia, ancora una volta) in una sorta di tourbillon di destini che si incrociano ed intersecano tra loro. San Vincenzo, Figline Valdarno, Certaldo. Forse Barga.

Ci sarà sempre la Toscana nel destino di Partenope? Vedremo. 500 e più chilometri di distanza possono sembrare tanti. Ma alcune volte il destino crea ponti così magici che quei 500 e più chilometri diventano due passi fatti col sorriso sulle labbra.

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