Dopo l’accelerata iniziale e per certi versi inusuale, con la quale il Napoli della coppia Manna-Conte ha ingaggiato Buongiorno, Rafa Marin e Spinazzola, il mercato sembra già giunto in una fase di stanca.

La smentita, raffazzonata e dilettantesca, di stamattina su Mario Hermoso ci racconta, oltre alla necessità sempre più impellente di dotarsi di una comunicazione all’altezza delle rinnovate ambizioni, che forse sono in atto valutazioni differenti rispetto a quanto ipotizzato nelle scorse settimane.

Già da tempo, a dire il vero, mi balenava l’idea che, per quanto il profilo fosse azzeccato, l’ingaggio di Hermoso, un difensore di piede sinistro ideale nei terzetti, stesse diventando più una questione di principio che di reale esigenza: e si badi, un principio giusto, come quello di fornire autorevolezza ed esperienza ad una rosa con pochi punti fermi, specie in difesa, può valere come e più di un’esigenza numerica.

Vero è, però, che le rose vanno bene assortite: e la scorsa stagione, con la sovrabbondanza in alcuni reparti e la pietosa aridità in altri ha certificato l’importanza di una pianificazione strategica seria, in grado di tenere la barra dritta durante i mesi di trattative estive.

E allora, il no ad Hermoso può spiegarsi nella considerazione che Conte e Manna hanno di Olivera: di quello che può dare e di quello di cui è manchevole.

Perché, per quanto il calcio delle nazionali possa essere relativamente probante dal punto di vista tattico, il dubbio che il Mathias Olivera visto in Copa America possa essere più adatto da braccetto che da laterale a tutta fascia. In special modo se da quel lato l’interpretazione ideale è data dal dinamismo imprevedibile di Spinazzola, calciatore agli antipodi per caratteristiche complessive.

Mi sta bene. Per me Olivera è un calciatore affidabile e se Conte ritiene che possa essere funzionale da centrosinistra io lo accetto. A patto, però, che non si resti col solo Spinazzola; che per quanto impattante possa essere stato nelle prime settimane di ritiro, è pur sempre un 31enne che viene da due infortuni gravi.

All’Inter, l’ultima squadra allenata in Italia, Conte chiese (a destra, è vero) Hakimi e l’ottenne. Ecco ora non mi spingerei fino a paragoni sì tanto irriguardosi, ma credo che calciatori di gamba, capaci di alternarsi per tutta la stagione in una dinamica di co-titolarità, siano necessari su ambo le fasce.

E se per il momento sull’out di destra l’affare Di Lorenzo sembra aver orientato le scelte in tal senso, almeno per quanto attiene all’undici di partenza, sulla sinistra il Napoli non può restare con Spinazzola. Nè tantomeno riciclare Mario Rui, che a dispetto di quanto racconta il suo mentore dalle conferenze facili, farebbe carte false per rimanere, ma per il quale non si può non auspicare la cessione (o il trattamento Demme).

E ancor meno adattare Zerbin, in un’epifania di mazzarriana memoria che sarebbe il caso lasciare alla carrellata di ricordi.

Il Napoli dovrà rinforzare la rosa, così come sempre fatto dopo le cessioni importanti; le operazioni risparmio non possono essere sostenibili né sul piano tecnico, né su quello ambientale, perché finirebbero per rompere l’idillio tra tecnico e società che, storicamente, sia lato Conte, sia lato ADL, tende a scricchiolare proprio sulla definizione delle strategie di mercato.

Sul piano economico finanziario non ci sono problemi: semmai il guaio sembra la composizione delle liste e, dunque, l’impellenza di fare operazioni in uscita.

Il tempo inizia a stringere: la stagione è alle porte e occorrerà che questa fase di rallentamento, ancorché fisiologica e addirittura programmata, sia presto archiviata. Perché, rebus sic stantibus, il giudizio è laconico (il livello è medio) e in contro-tendenza con le ambizioni legittime di rilancio.

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