La colpa? Secondo me è anche nostra.

Riflettiamoci un attimo, specie per chi come me ha qualche anno in più e memoria per raccontarne: ma chi ha dato voce ai procuratori? Di certo non la classe giornalistica che narrava le gesta calcistica dello scorso secolo. Qualcuno ricorda le dichiarazioni di chi tutelava e gestiva le procure di grandi calciatori del passato? Qualcuno ricorda - nei post gara o infrasettimanali che furono - la voce dei manager di Falcào? Di Rumenigge? Di Platinì? Di Maradona?

Sbagliare è umano...

Sì, in casi davvero sporadici e di eventi eccezionali vi era questa necessità. Ricorrenze soprattutto. Ma davvero un numero esiguo che potremmo contarlo sulle dita di una mano. Certo, magari qualcuno potrà pensare che allora i contratti li gestivano le società e i calciatori erano succubi dell’autarchia indotta dalle stesse. Vero. Ma il dissolversi da questa sottomissione non avrebbe dovuto ricavarne un risultato uguale e contrario. E noi testate giornalistiche online ci abbiamo messo lo zampino.

Questa maledetta smania di prevalere, di procurarci recapiti telefonici per contattarli e reputarli un filtro efficace tra noi e l’assistito è una delle cause di maggior rilievo di quanto sta succedendo. Del potere che hanno ottenuto. Una rilevanza mediatica di gran lunga maggiore rispetto ai propri meriti. Ottenere esclusive, o indiscrezioni che siano, da dare in pasto ai nostri lettori quantomeno ci macchia della situazione che si è venuta a creare. Procuratori sconosciuti sono venuti alla ribalta della cronaca e delle attualità di tutti i giorni proprio in virtù dei nostri peccati.

Di spada o di fioretto non importava, né tantomeno con affanno e di corsa, ci siamo beati di accollarci una medaglia al valore senza riflettere ai danni che avremmo causato. Accostamenti, rubriche telefoniche da sbirciare, interviste sotto banco e magari viziate da mille equivoci subordinati dalla stramaledetta corsa al primato di una gara che nessuno ha mai instaurato. E in seguito la situazione si è evoluta di conseguenza, come peggio non poteva. Oltre a stabilirne gli ingaggi, vogliamo parlare delle commissioni? Extra profitti difficilmente collocabili nei bilanci delle società di calcio e che ad oggi, paradossalmente e faziosamente, sono diventati la chiave di volta per acquisire il trasferimento dei calciatori.

...perseverare è diabolico

Ma chi li aveva mai visti in volto questi procuratori prima che li rendessimo degni di nota? Ma chi li conosceva? E posso capire ormai saliti alla ribalta della scena, ma doppiogiochisti e Mammasantissimi anche no. Non ne avevamo proprio bisogno. Il dramma è sotto gli occhi di tutti, intervistati e resi protagonisti durante eventi e manifestazioni ufficiali a mo’ di conferenza stampa, per decidere il destino dei propri assistiti in base alle proprie verità. Prendendone addirittura il controllo e sottoponendo domande, quantomeno discutibili, alla classe giornalistica. Farne nomi e cognomi ne darebbe solo importanza più di quanta già non ne abbiano già attualmente, il contesto è chiaro ed attuale.

"Queste frasi sotto semaforo" - cit.

C'è un punto di domanda a cui non riesco a dare una salubre risposta: se poni un quesito che ti sta tanto a cuore con il sospetto che l’allenatore - per la prima volta in stagione, a tre minuti dalla fine del match - sostituisca il tuo assistito perché incaricato da terzi (“prestato al gioco di qualcuno ” - cit.) al fine da scaturirne la contestazione e i relativi fischi della platea a carico, e, allo stesso modo, contesti la duplice ipotesi posta come risposta dal tuo interlocutore che riferisce sia sull’allenatore stesso o da qualcun altro quando il primo a non essere stato esplicito sei stato tu? Se - come da sempre, e da tempo immemore - dichiari di essere trasparente e cristallino, e di avere buoni rapporti con la società, perché alludi e non fai i nomi? Per il proprio tornaconto? Per inficiare comunque con i molteplici assistiti che hai in dote e presenti in squadra?

E non ultimo torna in auge il vento dell'Est, il quale prima si immedesima nel contesto di una stagione inverosimile, dichiarando a destra e a manca che i contratti andranno rivisti a tempo debito per poi tuonare senza convenevoli sul disagio del proprio assistito per la Champions perduta. Non ci si lamenti poi delle rimostranze della società e al fine di arrivare - come lingua napoletana insegna - al classico dei confronti del “Chi song io e chi sei tu”. Il dono della tempestività è di innata acquisizione, il brevetto è d’obbligo.

https://twitter.com/georgianfooty/status/1802601131501121598?s=48