Era il 2006 l'anno in cui ci qualificavamo per l'ultima volta con tre italiane ai quarti di finale di Champions League. Inglobando anche Europa League e Conference League, era dal 1999 che l'Italia non aveva sei squadre rappresentanti ai quarti di finale delle competizioni europee.

Un ottimo traguardo, un anno storico, una rinascita inattesa e insperata direbbero i più superficiali. Basterebbe andare a fare due calcoli e un'analisi nemmeno troppo approfondita, invero, per abbassare i toni trionfalistici e riportare tutti sulla Terra. Ma in Italia siamo maestri del nascondere la testa nella sabbia così come fanno gli struzzi.

Le italiane nei gironi di Champions League

Si parte, ovviamente, dalla regina delle competizioni europee, cioè la Champions League. L'Italia si presenta ai nastri di partenza con Milan, Inter, Napoli e Juventus, rispettivamente nei gruppi E con Chelsea, Salisburgo e Dinamo Zagabria; C con Bayern Monaco, Barcellona e Viktoria Plzen; A con Liverpool, Ajax e Rangers; H con Benfica, PSG e Maccabi Haifa.

Prendendo come riferimento il valore delle rose coinvolte, il Milan (571,40 mln) è dietro soltanto al Chelsea (1,02 mld), l'Inter (555,95 mln) al Bayern (995,70 mln) e al Barcellona (762,00 mln), il Napoli (543,00 mln) al Liverpool (879,00 mln) e la Juventus (442,90 mln) al PSG (889,05 mln).

Sulla base di questo, viene spontaneo constatare che il Milan si è comportato come era lecito aspettarsi, classificandosi secondo alle spalle proprio del Chelsea, mentre l'Inter ha compiuto un vero e proprio miracolo buttando fuori il Barcellona. Il Napoli, invece, si è comportato benissimo nel proprio girone classificandosi davanti al blasonato Liverpool. Male il PSG che si fa rubare il primato dal Benfica (v.r. 313,00 mln), malissimo invece la Juventus che vince una sola partita su sei e retrocede in Europa League.

Le italiane nei gironi dell'altra Europa

A rappresentare l'Italia nella seconda competizione europea ci sono Roma e Lazio, rispettivamente nei gruppi C con Real Sociedad, Ludogorets e Helsinki, e F con Feyenoord, Midtjylland e Sturm Graz. Manco a dirlo, le due squadre capitoline hanno il valore della rosa più alto dei propri gironi: 338,75 mln per i giallorossi, 264,40 mln per i biancocelesti. Ciononostante, però, la Roma passa ma finisce dietro al Real Betis (262,50 mln) e la Lazio retrocede in Conference League per mano di Feyenoord (149,30 mln) e Midtjylland (35,00 mln!!).

Per quanto riguarda la Conference League, invece, la rappresentante del Belpaese è la Fiorentina, sorteggiata nel gruppo A insieme a Istanbul Basaksehir, Heart of Midlothian e Rigas. Ebbene, anche qui i Viola riescono nell'impresa di doversi giocare i playoff per mano dell'irreprensibile Basaksehir, nonostante una differenza di valore di rosa di circa 200 milioni di euro (235,75 mln vs 47,65 mln).

Alla fine delle fasi a gironi, quindi, due squadre italiane su sette (28,57%) retrocedono e cinque (71,43%) riescono a passare il turno e mantenere la competizione. Un risultato discreto, considerando le avversarie nei gironi e la retrocessione della Lazio. Per quanto riguarda la Champions, invece, è la Juventus ad aver preso il posto dell'Inter, quindi a livello numerico è cambiato nulla.

Le italiane nelle fasi a eliminazione diretta

Arrivati ai playoff di Conference League, Lazio e Fiorentina hanno rispettivamente il terzo e quarto valore di rosa più alto della competizione, dietro al West Ham (451,50 mln) e Villarreal (289,70 mln). Entrambe fanno il proprio dovere sbarazzandosi, sempre rispettivamente, di Cluj e Braga, approdando così agli ottavi di finale di Conference. Nulla di eccezionale, considerando l'abnorme differenza tecnica e monetaria scesa in campo.

Agli ottavi, la Fiorentina è riuscita ad avere la meglio sul Sivasspor (v.r. 25,68 mln!), mentre è sempre la Lazio a rovinare i sogni di gloria europei dell'Italia, facendosi eliminare dall'AZ Alkmaar (v.r. 93,75 mln).

In Europa League, la retrocessa Juventus rappresenta la quarta rosa dal valore più alto e la Roma è invece settima. Entrambe impegnate nei playoff, superano rispettivamente il Nantes in scioltezza (v.r. 118,30 mln) e il Salisburgo con qualche difficoltà giustificata dal maggiore tasso tecnico degli austriaci (v.r. 223,33 mln).

Agli ottavi, la Juventus si è divorata il Friburgo (v.r. 161,63 mln) quinto in Bundesliga e la Roma si è dovuta impegnare per avere la meglio sul Real Betis, anch'essa quinta in Liga. Anche qui, considerando i valori in campo, entrambe le partecipanti non hanno disatteso le aspettative.

In Champions League, il discorso è stato analogo alle altre due competizioni grazie a un'urna tutto sommato clemente durante il sorteggio. La partita più complicata, sempre sulla carta, l'ha avuta il Milan che è stata l'unica delle italiane a incrociare una squadra dal valore complessivo più alto, cioè il Tottenham (680,30 mln). L'Inter ha dovuto sudare e aggrapparsi a quanti più santi è possibile per passare il turno, nonostante davanti avesse il Porto (v.r. 279,30 mln) mentre il Napoli ha praticamente passeggiato andata e ritorno con l'Eintracht (267,95 mln) come era lecito aspettarsi.

Conclusioni in attesa dei Quarti di Finale

Bisogna innanzitutto fare un'opportuna precisazione: quello del valore delle rose è soltanto un giochino. In campo non ci vanno i soldi (per fortuna), ma tantissimi altri valori che colpiscono più sfere. Tuttavia, sono certamente un indice sul quale poter fare delle riflessioni. Perché è proprio da questo che si parte per arrivare a complimentarsi col Napoli per quanto fatto vedere finora, con 25 gol fatti (nessuno meglio degli azzurri quest'anno) e soltanto 6 subiti. Bisogna però guardare anche il risvolto della medaglia, il quale ci suggerisce che in ben quattro occasioni su cinque hanno affrontato compagini le quali -sicuramente avranno una storia e una attitudine europea superiore - in quanto a tasso tecnico si sono dimostrate inferiori. Il risultato raggiunto dalle squadre italiane non deve essere pontificato con toni trionfalistici, perché questo non rappresenta alcun punto di svolta o una reincarnazione degli antichi fasti di un tempo che fu. Si è trattato di una buona dose di fortuna nei sorteggi e, soprattutto, di non aver bistrattato più di tanto le competizioni minori come si è sempre fatto negli ultimi dieci anni.

Ecco, questo potrebbe essere davvero un traguardo importante: aver forse compreso che l'Europa League e la neonata Conference non sono una scocciatura, una competizione dalla quale uscire quanto più in fretta è possibile per privilegiare il campionato. Tuttavia, è troppo presto per poterlo dire: una rondine, si sa, non fa primavera. Il bello comincia adesso.