Questa sera, ore 20.45, il posticipo della 29esima giornata di Serie A vedrà a San Siro protagonisti Inter e Napoli, le due compagini chiuderanno la giornata con un match che da una parte, sponda nerazzurra, ha valore puramente statistico in un campionato chiuso da tempo, dall’altra, sponda Napoli, una vittoria sarebbe di fondamentale importanza per tenere viva la speranza Champions, se il Bologna è scappato a +10 la distanza dalla Roma quinta (primo posto utile) è tutt’altro che proibitiva. Le due squadre inoltre arriveranno all’appuntamento dopo le fatiche e le delusioni europee, entrambe vittime delle spagnole in ottavi di Champions League (rispettivamente Atletico Madrid e Barcellona), non sono previsti comunque turnover per i due allenatori. 

I precedenti parlano chiaro, a San Siro l’Inter domina, 54 le vittorie interne, a fronte di 17 pareggi e sole 9 vittorie per i partenopei, inoltre il trend degli ultimi anni è negativo, sono 5 le sconfitte consecutive per il Napoli; l’ultima occasione in cui gli azzurri sono usciti illesi da San Siro risale alla stagione 2017-18, la partita finì 0-0 nell’anno del record dei 91 punti con Sarri in panchina, l’ultima vittoria invece è datata 30 aprile 2017, con la rete decisiva di Callejon.

Inter-Napoli: le probabili formazioni 

Inter (352): Sommer; Bisseck, Acerbi, Bastoni; Darmian, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Thuram, Lautaro Martinez. All. Inzaghi

  • Ballottaggio tra Pavard e Bisseck, con quest’ultimo favorito 
  • Barella e Mkhitaryan in dubbio, possibile inserimento di Frattesi dal 1’
  • Lautaro titolare, dubbio tra Sanchez e Thuram per Inzaghi 

Napoli (433): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus, Olivera; Anguissa, Lobotka, Traoré; Politano, Raspadori, Kvaratskhelia. All. Calzona

  • Osimhen affaticato dal match di Barcellona, convocato ma in forte dubbio per una maglia da titolare, si prepara Raspadori 
  • Olivera preferito a Mario Rui sulla sinistra 
  • Anguissa non al 100%, ma dovrebbe farcela per un posto da titolare 

Inter-Napoli: cosa aspettarsi?

L’Inter si è dimostrata nel corso del campionato la squadra da battere, la formazione di Inzaghi con profondità della rosa, continuità, espressione del gioco e completezza fisica e tecnica ha dominato dall’inizio alla fine questa Serie A, la concorrenza non ha mai trovato continuità tale da mettere in seria difficoltà i nerazzurri, ma la sensazione è che poco si poteva contro una squadra con questa consapevolezza e mezzi tecnici, allenata peraltro da uno dei migliori tecnici in circolazione. 

La fase offensiva è cresciuta notevolmente, sotto la gestione Inzaghi l’Inter non aveva mai creato e concretizzato così tanto, ma anche se guardiamo a qualche anno più indietro, il discorso non cambia, negli ultimi dieci anni infatti la squadra non ha mai prodotto quanto ha fatto quest’anno, 70 gol segnati in 28 gare, 2.5 di media (prima in Serie A), ma a impressionare è la mole offensiva, la costanza con cui si affaccia nell’area di rigore avversaria, sono 3.3 occasioni di media create, arrivando a concludere 15.3 volte nello specchio, nessuna squadra in Italia fa altrettanto. 

La manovra in fase offensiva è strutturata in questo modo, il 352 si allarga notevolmente rispetto alla fase di non possesso, arrivando ad aprire il campo sui 46m, l’Inter infatti costruisce gran parte delle proprie azioni offensive sulle corsie esterne, ben 73% delle azioni arrivano da quella zona di campo, il 40% da sinistra, ma come attira il pressing per liberare gli esterni in campo aperto? 

Inzaghi ha sempre lavorato con la difesa a tre, in costruzione però negli ultimi anni ha modificato degli aspetti, se prima erano le mezzali a scendere per ricevere in uscita, ora le stesse fungono da ‘diversivo’ per uscire sull’esterno, Bastoni e Acerbi sono due centrali estremamente dotati tecnicamente, non a caso punti fissi dell’ex allenatore della Lazio, infatti i due fungono da braccetti al fianco di De Vrij, a quel punto l’azione parte dal basso con Sommer che scarica su uno dei due braccetti sull’esterno, a turno una mezzala (Barella o Mkhitaryan) scala e attira così il pressing avversario per cercare di recuperare palla al limite, la forza dell’Inter in questa manovra è nella molteplicità di soluzioni, perché a quel punto il centrale può scaricare sull’esterno, solitamente preferendo Dimarco per la manovra offensiva, che nel frattempo si è liberato del raddoppio grazie al movimento della mezzala a venire incontro, ma qualora la giocata non dovesse riuscire, c’è sempre l’opzione di verticalizzare su Calhanoglu, che a differenza dei due centrocampisti che fanno un movimento più elastico (su-giù) si posiziona esattamente all’altezza dei due braccetti per ricevere e impostare.

Come già detto è sulla sinistra che arrivano gran parte dei pericoli per le avversarie dell’Inter, Dimarco infatti innescato dai centrali difensivi riesce con la sua progressione e esplosività a creare situazioni di superiorità numerica, non senza l’aiuto della mezzala, come prima abbiamo anticipato il movimento ‘elastico’ è dato proprio dal fatto che se quando la palla è dalle parte dei difensori il centrocampista scende, quando la palla sale dalle parti degli esterni il centrocampista risale ma non in posizione centrale, bensì scambiandosi con l’esterno, con un movimento di esterno-interno (tipico anche del Napoli di Spalletti sulla destra) che permette molto spesso di creare 2vs1 in zona esterno, a quel punto il resto lo fa il sinistro del numero 32 in maglia nerazzurra: 4 gol, 6 assist, 12 grandi opportunità create (primo nell’Inter) e 2 passaggi decisivi di media (primo nell’Inter).

Ma per una macchina perfetta, bisogna curare al massimo entrambi i lati del campo, ed infatti se l’Inter rappresenta la minaccia offensiva numero uno, è anche la squadra più solida del nostro campionato, 13gol subiti in 28 match giocati, 0.5 di media, anche in questo caso si tratta di un primato nell’era Inzaghi, ben 18 le porte inviolate, 1 solo gol subito nelle ultime 5 in campionato, 2 gol subiti nelle ultime 6 partite casalinghe.

L’assetto tattico in fase difensiva cambia, passando a una disposizione a cinque, la squadra si abbassa sui 45m, rimanendo sempre equilibrata e non schiacciandosi troppo, è l’ampiezza che cambia, dai 46m della manovra offensiva di passa ai 37m di quella difensiva, evidenziando una ricerca di densità in mezzo grazie anche all’aiuto degli esterni, che scalano al fianco della linea a tre e stringono in mezzo, così come le mezzali, che se in fase offensiva sono utilizzate da trequartisti aggiunti in inserimento (con e senza palla), in questo caso chiudono al centro, posizionandosi al limite dell’area di rigore per sporcare la circolazione di palla in quella zona.

La partita sulla carta vede una netta favorita, la squadra di Inzaghi ha perso solamente una volta in stagione, in casa inoltre ha un bilancio di 12 vittorie su 14 gare giocate, il Napoli pare non essersi ancora ritrovato del tutto e l’assenza di Osimhen non aiuta in una situazione già di per se complicata, i nerazzurri potrebbero arrivare al match destabilizzati da quello successo in Champions League, ma la sensazione è che per avere la meglio su una squadra così completa e consapevole della propria forza, alla squadra di Calzona serva la partita perfetta, in termini di applicazione, esecuzione tecnica e tattica e intensità fisica, fondamentale quest’ultima per scalfire una metà campo instancabile pronta a macinare chilometri, come di consueto accade ormai in questa stagione.