Il Napoli si vendica e batte 2-0 l'Empoli, la Serie A è sotto dittatura
In tedesco, la parola traum si traduce con sogno. E, a quanto pare, anche nel linguaggio spallettiano che ogni componente della rosa azzurra padroneggia come fosse madrelingua. L'incubo di dieci mesi fa è stato cancellato da una prestazione, l'ennesima, da rullo compressore. Non è più di una questione di come, ma di quando il Napoli segnerà. Spazi stretti, spazi larghi, pressione alta degli avversari, dieci sotto palla, per il veleno degli azzurri non è stato trovato ancora l'antidoto. Ci ha provato Mario Rui ad inceppare il trattore azzurro, lasciando i suoi in dieci. Ma dell'uomo in meno, nessuno se n'è accorto. Anzi, il Napoli ha continuato a produrre occasioni, nonostante una disposizione tattica mai utilizzata in stagione.
I retro pensieri di Empoli Napoli
Se Sassuolo rappresentava la bestia nera, allora l'Empoli era il male assoluto. Le statistiche impietose - per il Napoli - che accompagnano il match, fanno compagnia a un ruolino di marcia toscano di tutto rispetto e al trauma irrisolto della remuntada subìta lo scorso anno nei minuti finali del match, che costò qualcosa di più dello scudetto perso. Questi e altri cattivi pensieri accompagnano Spalletti, che rimanda a data da destinarsi il turn over. Rispetto a Francoforte, rientra Mario Rui al posto di Olivera.
Il film del match
Pronti via, l'Empoli pressa alto. Il Napoli lo spaventa con Rui che lancia subito lungo per Osimhen che allunga le linee e fa salire la squadra. I toscani sono vivi e giocano a viso aperto, qualche errore in fase di costruzione della capolista permette agli uomini di Zanetti un paio di break che però si infrangono sulle dighe preventive costruite da Anguissa e Lobotka. L'onda partenopea cresce minuto dopo minuto e produce quattro corner nel primo quarto d'ora. Sugli sviluppi dell'ultimo di questa prima sequenza gli azzurri vanno in vantaggio: Kvaratskhelia attacca la respinta da fuori area e sventaglia per Zielinski sul secondo palo, il polacco di prima la mette tesa nell'area piccola e costringe Ismajli all'autogol. Palla al centro. L'Empoli si fa notare per un tiro dalla trequarti disinnescato da Meret in angolo. Poi va di nuovo in apnea. Troppe le soluzioni che ha Spalletti nel suo portfolio. Gli azzurri giocano di prima, in ampiezza e l'alleanza Polonia Georgia è ispiratissima. I talenti più puri della rosa dialogano senza sosta con un gusto estetico mai fine a se stesso. La pressione produce un'altra serie di corner ed è ancora il 77 che raccoglie da fuori area e lascia partire un fendente che Vicario non trattiene e quando un pallone vaga in area arriva la sentenza nigeriana. Due a zero. Palla al centro. Credere che arrivata a questo punto la capolista si fermi è un retaggio che non appartiene a questo gruppo. Primo tempo dominante. Un doppio vantaggio che sta anche stretto.
Nella ripresa, cambia qualcosa Zanetti a centrocampo, invertendo i vertici. Partono bene i toscani con Satriano che sfila via a Rui e mette un cross teso al centro, ma Rrahmani non è d'accordo a riaprire il match e risolve con una lettura provvidenziale sull'avanti empolese. Scossa che non rilascia scorie. Il Napoli torna a fare il padrone del campo e trova anche il terzo gol con l'ennesimo strappo da centrocampo di Osimhen, ma viene annullato per fuorigioco millimetrico. Partita che fila via liscia. Ormai il brivido non è più nel destino azzurro. Da spettatori, si fa fatica a restare concentrati sul match. E deve essere stato questo che a Mario Rui non è andato giù, così decide di reagire a uno scontro di gioco normalissimo, scalciando da terra Caputo. Var. Rosso. Giusto. Il Napoli affronterà gli ultimi 24' più recupero con un uomo in meno. Sussulto emotivo.
Spalletti cambia. Entrano Elmas e Olivera per Kvara e Lozano. La partita cambia. Il Napoli si preoccupa di assorbire l'eventuale arrembaggio dell'Empoli. Sembra. Ma dopo dieci minuti di assestamento tattico, gli azzurri riprendono a riprodurre gioco e occasioni da gol in serie, grazie alla verve del macedone che impatta benissimo sull'evento. La forza di questa squadra, che non ha memoria, si manifesta in trenta minuti di inferiorità numerica trascorsa nella metà campo avversaria.
Vendetta tremenda vendetta.