Ha fatto scalpore, come sempre in questi casi, il comunicato apparso sul sito e sui profili ufficiali della società, con il quale il Napoli smentisce le voci apparse negli ultimi giorni su una trattativa in atto per il rinnovo di Kvaratskhelia.

Trattativa raccontata con tanto di particolari sulle cifre proposte e quelle richieste dall'entourage del calciatore e che al momento vedrebbero le parti distanti da un accordo.

I social si sono scatenati e complice l'ultima sconfitta in campionato, che ha fatto perdere la testa della classifica dopo 35 giornate, il malcontento già acuito dal calciomercato, ritenuto dalla tifoseria non in linea con le aspettative di una squadra che dovrebbe riconfermarsi campione, ha generato una serie di considerazioni non favorevoli alla società.

Leggendo il comunicato è chiaro l'attacco nei confronti dei procuratori del georgiano, rei di aver veicolato false notizie attraverso media compiacenti al solo scopo di mettere pressione, andando a fomentare una tifoseria che vede nel loro giovane assistito un elemento imprescindibile nel roster azzurro.

Ipotizziamo che il Napoli sia consapevole della necessità di adeguare l'ingaggio del calciatore, non è casuale di fatto l'utilizzo dell'aggettivo “possibile” quando si parla del rinnovo, giusto per chiarire che questo rientra nella volontà delle parti in causa, ma che al momento non è ritenuto prioritario, avendo altre incombenze in corso (i rinnovi di Osimhen e Zielinski ad esempio) e considerando che la scadenza dell'attuale accordo è fissata al 30 giugno 2027.

I puristi della lingua hanno però scelto di contestare l'utilizzo del termine “cazzate”, un sostantivo ormai sdoganato. Una espressione forte, ma di largo e libero uso ormai, soprattutto nel mondo del calcio. Un rafforzativo che è anche un atto di accusa che la dice lunga su alcuni comportamenti destabilizzanti messi in atto a danno del Napoli e dei suoi tifosi.

Ci permettiamo però di dare un consiglio alla società e cioè, la prossima volta, di fare i nomi delle testate accusate di aver riportato certe notizie, invece di sparare nel mucchio scrivendo “alcuni media”. Visto che riteniamo opportuno non generalizzare e che le responsabilità ricadano sempre su chi si macchia di un dato errore.