A 58 anni è morto Gianluca Vialli. L'ex attaccante si è spento a Londra, dopo aver combattuto contro un tumore al pancreas.

Come abitudine, di mattina faccio un giro veloce sui social per aggiornarmi sulle notizie del momento. Oggi vedo l’immagine di Gianluca Vialli e capisco che era la notizia che non volevo conoscere. Una notizia in fondo attesa ma accompagnata anche dalla speranza di un miracolo.

Sembrava tutto si fosse risolto per il meglio dopo il primo ciclo di cure. Ed invece il 14 dicembre scorso Gianluca aveva annunciato di dover sospendere i suoi impegni con la Nazionale azzurra (era capo delegazione) per concentrarsi sulla sua battaglia contro la malattia.

Oggi, un'altra grande icona dello sport ci ha lasciato, ma di lui ci resta il ricordo di un grande campione, un vero professionista, un papà. Allenatore in Premier League e, negli ultimi due anni, dirigente della nazionale Italiana e opinionista presso i canali di Sky. Un attaccante straordinario con quasi 20 anni di carriera da calciatore. Il suo esordio con la maglia della Cremonese,  poi lo scudetto nel ‘91 con la maglia della Sampdoria diretta dal grande  Vujadin Boskov e ultima gioia con il titolo Europeo vinto in coppia con il suo grande amico Roberto Mancini.

Da ricordare, poi, il passaggio alla Juventus. Il suo periodo certamente più vincente, ma forse più oscuro. In primis, per la crescita muscolare che ha avuto dall’estate all’autunno, passando infine per le dimenticanze avute durante il processo per Doping che vedeva coinvolta proprio la Juventus.

Tra Serie A, Premier e coppe europee Vialli ha giocato 673 partite, segnando 259 gol.

Con lui conservo il ricordo di un uomo di gran classe, sia in campo che fuori e, con disciplina e moderazione, ha saputo fare una sana informazione,  pulita e nel rispetto dei valori professionali.

Personalmente il suo nome lo lego alla Sampdoria degli anni ‘90 che, come un mattatore, ha sempre giocato in maniera vincente, sia in Italia che sui campi internazionali. Arriverà a vincere lo scudetto e una finale di Champions persa col Barcellona.

Vialli è stato il nostro capitano perché oggi accomuna lo stato d’animo di tutti. Un uomo capace di farsi apprezzare non solo dai propri beniamini ma anche da quelli delle squadre avversarie. Con Vialli non ci sono stati colori, è stato uno di noi, è stato ed è l’uomo di tutti.