Della mia infanzia vissuta a cavallo degli anni '80 e '90 ricordo diversi momenti di felicità. Uno fra questi, dal sapore squisitamente anacronistico, è legato a quando mi recavo presso il Blockbuster sotto casa per “noleggiare” una videocassetta. Memo per i più giovani: al modico prezzo di circa 5 mila lire si poteva prendere in nolo un film per 3 o 4 giorni.

Il momento più bello era quello della scelta, più o meno come facciamo adesso dal nostro comodo divano tra le varie piattaforme di streaming. Anzi, a pensarci bene oggi non è più così poetico, sembra quasi una rottura di scatole doversi destreggiare tra le centinaia di titoli proposti dall’algoritmo di turno.

Sul finire del secolo scorso invece ti trovavi in una stanza più o meno grande, tappezzata di film con le relative locandine, e il fatto che non potessi “sbagliare” – altrimenti avresti buttato le tue 5mila lire (l’equivalente di una pizza sofisticata) e sprecato 3 giorni di visione – rendeva tutto più emotivamente potente. Anzi, forse proprio per questo motivo, alla fine ti facevi piacere in ogni caso ciò che sceglievi.

Nel mio caso c’era una scelta sulla quale potevo puntare ad occhi chiusi, sapendo che non mi avrebbe mai deluso: i Duck Tales, le avventure di Zio Paperone con Qui, Quo, Qua ed altri personaggi Disney, una serie TV animata che ho adorato al punto che ancora oggi potrei citare alcune battute a memoria.

Tra i tanti episodi che ho visto nel corso di quegli anni, uno mi è tornato alla mente in questi giorni, sotto forma di black humour; il titolo italiano è: Il cucciolo di Zio Paperone, la cui trama ruotava attorno ad un animale curioso: il lemming – un incrocio tra uno scoiattolo ed un ratto che popola soprattutto le zone artiche – che i nipotini regalano al vecchio zio. L’animaletto si rende protagonista di una fuga rocambolesca con al collo un medaglione prezioso e che ad un certo punto pare concludersi con un tuffo suicida da una scogliera.

Perché vi sto raccontando questo?

La scena appena descritta prende spunto da un documentario degli anni ‘60, prodotto sempre dalla Disney, che mostrava un comportamento curioso di questi roditori: ad un certo punto della loro vita i lemming si suicidano in massa gettandosi l'uno dopo l’altro da una scogliera e verso l’Oceano alla ricerca di cibo, come se seguano un istinto ed un destino ineluttabili.

Anni dopo si scoprì che quella scena del documentario, ripresa poi anche nel cartone (e precedentemente in un fumetto di Carl Barks), fosse artefatta e che questo suicidio di massa dei lemming in realtà non è mai esistito. Trattasi di falso ideo-zoologico, insomma.

Tuttavia, come sappiamo, molto spesso certi eventi, anche una volta provata la loro falsità, restano comunque radicati nella memoria di massa ed è per questo che ancora oggi, spesso, i lemming vengono usati come metafora, specie nel Nord Europa, per riferirsi a persone che seguono acriticamente un'opinione, con conseguenze pericolose e a volte fatali.  

Potrebbe bastare questa similitudine per associare questo comportamento a diverse categorie di persone ma in realtà la mia metafora è ancora più diretta e risponde ad una domanda che prima pareva inutile esercizio di fantasia ma che, in quest’annata, assume dei contorni di realtà inaspettati: come potrebbe reagire “lo juventino napoletano” ad un doblete del Napoli? Magari in contemporanea con la discesa in B della vecchia signora?

Ecco, sapendo di peccare, la prima immagine che mi è ritornata alla mente è quella di teneri roditori che si lanciano dalla collina di Posill… dalla scogliera.

Ovviamente si scherza, lungi da me augurarmi una cosa del genere ma il messaggio simbolico è chiaro. Già tempo fa espressi il mio parere sulle ragioni che sono alla base della scelta della squadra per cui tifare per la vita. Come corollario oso aggiungere una frase forte: fatte le dovute eccezioni, legate perlopiù ad una ereditarietà familiare, se sei di Napoli e tifi Juve, per il sottoscritto, la risposta va cercata più nei meandri della psiche umana, al reparto “traumi infantili” magari. E se è così, non c'è peggior momento da vivere per uno juventino di Napoli che veder trionfare la squadra Azzurra.

Dopodiché, tutto può succedere.

Cambierebbero squadra? Smetterebbero di seguire il calcio? Direbbero che sono contenti per la città di Napoli? O... farebbero come i lemming?