È di poche ore fa l’indiscrezione secondo cui una delle curve dello Stadio Maradona sarebbe a rischio chiusura per presunti cori razzisti, rivolti a Lukaku in occasione della recentissima sfida contro l’Inter.

Una situazione degna di un grigio metaverso, paradossale, ai confini del surreale; e che, se confermata, rappresenterebbe uno schiaffo in pieno viso nei confronti di una tifoseria, un club, un popolo che ormai da decenni, ogni domenica e in prima persona, è oggetto di una barbara e incivile discriminazione.

Sono addirittura arrivati al punto di spiegarci che si tratta di goliardia quando ci augurano la distruzione di Napoli e l’eruzione del Vesuvio, che sono solo cori da stadio quelli che ci definiscono colerosi e che i “lavali col fuoco” sono innocenti sfottò. Sciocchezze di caffè insomma. Siamo talmente assuefatti e rassegnati al fatto che le cose non cambieranno che, per esorcizzare il loro odio, quei cori beceri abbiamo iniziato a cantarceli da soli.

E non sia mai a cercare di voler far valere le proprie ragioni, perché a quel punto l’unico rischio che si corre è quello di essere etichettati come i soliti chiagnazzari o piangina come piace dire a loro. C’è anche chi si diverte a chiamarci Pulcinella, altro modo di fare discriminazione territoriale. Ma ricordate quanto letto sopra? È solo sana goliardia.

E quindi mi perdonerete se solo leggere questa possibilità mi ha fatto inalberare, giusto per usare un eufemismo. E non perché alla prossima c’è la Juve e credo ad un complotto. E nemmeno perché ieri, in quel settore ospiti terzo anello settore blu, c’ero - e di cori razzisti non ce ne sono stati né per Lukaku né per nessun altro - bensì perché leggere queste cose mi fa male. Potete chiamarci colerosi, terremotati, percettori del RDC, camorristi, imbroglioni e nullafacenti, ma razzisti no. Non ve lo permettiamo.

Spero che almeno per una volta gli ispettori federali facciano luce sulla verità, e chi di dovere spieghi esattamente come sono andate le cose. Basta un semplice “Ci siamo sbagliati. Abbiamo confuso i KIMKIMKIM con degli UHUH rivolti a Lukaku”.

Questo non cancellerebbe tutta il fango che siamo costretti ad ingoiare per il semplice fatto di essere nati sotto al Po - e aver avuto l’ardire di voler seguire e incitare la nostra squadra in trasferta - ma almeno non ci renderebbe uguali a chi di queste discriminazioni ne fa del pane quotidiano. Uguali a quest’ultimo proprio no, di chi non perde occasione nel riversare il proprio odio su un popolo che avrà mille difetti, ma che alla fine è sempre pronto a perdonare, chiuderla con un sorriso e offrirti na tazzulella 'e cafè.