"O De Laurentiis riqualifica il Collana, oppure la pista di atletica resta al Maradona", parole e musica del consigliere Ciro Borrello.

Strano che in tutto questo ping pong mediatico non siano stati tirati in ballo anche la riqualificazione di Bagnoli o dei Ponti Rossi. Lo capiamo perfettamente che Aurelio De Laurentiis è uno dei pochi in città ad avere una liquidità tale da poter fare ciò che vuole. È però inquietante come si possa proporre un "affare" del genere quando, in realtà, la riqualificazione dello stadio Maradona dovrebbe essere un fiore all'occhiello sia dell'amministrazione attuale, sia della società sportiva calcio Napoli, sia per la collettività. Soprattutto per la collettività.

Sorvoliamo sulle condizioni del Collana. Non siamo i tipi da sparare sulla croce rossa. Siamo però sicuri che la maggior parte di questa città vorrebbe uno stadio in linea col resto d'Europa. E che se ne frega altamente delle beghe interne alla politica e allo sport. Napoli ha bisogno di quella riqualificazione, senza per forza fare "ricatti" che portano inutili consensi che si perdono il giorno dopo.

Cresca, la politica. Accantoni le antipatie personali, il populismo spicciolo. E faccia presto, perché nel caso specifico la società sportiva calcio Napoli corre (seconda qualificazione agli ottavi di Champions League consecutiva) e l'amministrazione cittadina rischia di restare al palo. È il gioco delle parti.

Da un lato, la politica, vede De Laurentiis come la gallina dalla uova d'oro da sfruttare per appuntarsi sul petto la medaglia di una riqualificazione irrealizzabile. Dall'altro lato, il Napoli, che sa benissimo che senza la sua attività lo stadio resterà così com'è in attesa del prossimo evento internazionale. Se mai ci sarà. Un punto di incontro si può trovare. Si deve trovare. Ma che sia un incontro, non un ricatto.

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