Il calcio è uno sport bellissimo perché democratico al punto che la nazionale rappresentante di una monarchia assoluta batte la teocrazia di Messi.

Argentina - Arabia Saudita finisce 1 a 2 e racchiude in novanta e passa minuti il senso del pallone. Da un lato gli dei osannati e strapagati, dall'altra sedici calciatori che resteranno anonimi anche dopo Qatar 2022 e dopo un'impresa del genere.

Nel calcio moderno il talento non sempre basta. Anzi, spesso più la tavola è imbandita per il successo più il banchetto procura indigestione. I sauditi non battono l'Argentina per caso, ma lo fanno con organizzazione difensiva finissima e una rabbia agonistica che sopperisce al gap tecnico. Linea difensiva altissima che disinnesca con un numero impressionante di fuorigioco gli attachi sudamericani. Pressione sul portatore e recupero palla rabbioso sono le armi per batteri gli dei.

Non ce ne vogliano i tifosi napoletani con le bandiere argentine fuori al balcone, ma abbiamo assistito alla prima favola di un mondiale fin troppo costruito. Per una volta la palla torna ad essere rotonda ed è la notizia migliore per chi ama la competitività e non l'ordine prestabilito delle cose.

L'Arabia Saudita da una lezione a chi è rimasto ancorato al calcio individuale. Oggi contano sacrificio, organizzazione, appartenenza.

Gli dei pallonari prendano appunti.