I media vogliono un Napoli Under Pressure
Se apriamo il vocabolario alla voce “pressione” troviamo due definizioni:
Azione di una forza su una superficie.
Azione insistente sull'altrui volontà, da parte o con l'intervento di chi ha autorità o forza.
La prima è la spiegazione “fisica” della pressione, che molti studenti di Liceo avranno certamente incontrato. La seconda, che naturalmente prende spunto dall’altra, descrive quella forza invisibile che grava su una persona alla vigilia di un grande evento del quale è protagonista. Lo sport è un ambito dove il concetto di pressione è largamente usato in campo giornalistico e che effettivamente esiste, come testimoniato da qualsiasi atleta destinato a competere.
C’è qualcosa di subdolo in questa forza invisibile e fondamentalmente psicologica che forse non tutti cogliamo ed è trasparso chiaramente in queste due conferenze stampa di Allegri e Spalletti.
Partiamo dai fatti.
Gli investimenti della Juventus, a partire dall’enorme esborso per Vlahovic a gennaio 2022 fino a tutte le spese più o meno lecite che ne hanno compromesso la gestione e, probabilmente, anche il futuro sportivo, hanno sicuramente indicato la via, più volte ribadita dallo stesso Allegri quest’estate: la Juve era partita per vincere lo scudetto e competere ad alto livello in Champions. Ad oggi, ad un disastro europeo fa compagnia una rimonta in campionato non ancora del tutto convincente.
La pressione sul chi deve vincere, ergo, dovrebbe essere tutta sui bianconeri, rei di aver tradito le aspettative di inizio stagione.
I fatti dicono però anche che in questo momento è il Napoli ad essere primo in classifica con buon margine, nonostante i piani iniziali fossero rivolti in primis alla rifondazione della rosa e, in seconda seppur fondamentale battuta, al piazzamento Champions.
Sempre i fatti dicono infine che una sconfitta o un pareggio sarebbero chiaramente risultati favorevoli agli Azzurri, che manterrebbero un distacco importante sui bianconeri e anche sul Milan, nonostante un eventuale successo degli uomini di Pioli a Lecce. Per la Juventus invece l’unico risultato che la rilancerebbe è la vittoria che, però, la lascerebbe ancora ad oltre una giornata di distacco dal Napoli. Un pareggio la terrebbe a galla, costringendola però a non commettere più passi falsi.
Insomma i fatti dicono che ci sono due grosse tesi a favore che la pressione sia sulla Juve e una sola, neppure tanto robusta, che sia sul Napoli.
Però guardate le definizioni riportate a inizio articolo. Erano due: una fisica, concreta, una forza che spinge su una superficie. Una mano che preme su un tavolo, per esempio. L’altra invece usa la parola “volontà” ed è dunque afferente alla psicologia della persona. E tutto ciò che attiene alla mente è, per sua stessa natura, sfuggente, indefinito, soggettivo in ultima analisi.
Non basta: la pressione è un’azione esercitata con forza sull’altrui volontà, da chi ha il potere di farlo. Quindi nasce quando qualcuno esercita un potere persuasivo che agisce sulla volontà altrui.
Chi è? Chi sono?
I media. I giornali. I megafoni del potere, appunto.
E quindi la domanda che stavolta pongo al lettore è la seguente: la pressione, nel momento stesso in cui viene raccontata dai media, seppur non comprovata dai fatti, diventa automaticamente reale?
Mi spiego meglio con un esempio.
Mettiamo che uno dei nostri si sia alzato lunedì mattina e abbia letto su un giornale che la partita è decisiva solo per il Napoli. Avrà magari fatto un sorriso e poi una scrollata di spalle, esclamando: “Ehi, ma abbiamo 7 punti di vantaggio!”
Poi la sera stessa ascolta un notiziario sportivo in cui è ribadito lo stesso concetto. Magari inizia a pensare “Vabbè, forse è decisiva anche per noi, perché se perdiamo i punti di vantaggio si riducono, ma comunque vada avremo ancora noi il coltello dalla parte del manico”.
Però, nei giorni successivi, legge ed ascolta sempre gli stessi concetti, ripetuti in maniera ossessiva, e allora, forse, una breccia potrebbe aprirsi nelle sue certezze.
4 punti sarebbero troppo pochi.
4 punti non sono nulla.
Loro sono più forti e non perderanno più. Se non li fermiamo noi, saranno imbattibili.
Il 2015-16 e il 17-18 non ci hanno insegnato nulla?
E via così.
E funziona per un giocatore così come per un tifoso, probabilmente.
Chiaro che poi il giocatore forte sa usare questa pressione e tramutarla in spinta propulsiva per dare il massimo e non forza paralizzante che ne condiziona in modo negativo la prestazione.
Ma qui non si voleva discutere su come usare la pressione per far bene.
Si voleva solo porre l’accento su questo meccanismo strisciante, conseguenza della bulimia di informazioni tipica del mondo social: in un mondo dove spesso le parole ignorano i fatti, si può arrivare al paradosso finale: le parole valgono più dei fatti!
Se tutti guardano il dito, la luna non avrà più importanza.
È davvero così? Forse sì, forse no. Forse lo sarà fino a domani sera alle 20.45.
Poi, per un’ora e mezza più recupero, la palla passerà al campo. E su una cosa possiamo star certi: il pallone non parlerà. Si limiterà a muoversi.