Dopotutto, la teoria dello sport insegna che se c'è un momento in cui è positivo cambiare, quel momento è dopo una vittoria, ancor più se storica. Perciò, sull'onda emotiva dell'addio di Spalletti, proviamo a vedere come può cambiare il Napoli del prossimo anno.

Questione allenatore

La scelta del club sembra oramai orientata a perseguire un'idea di calcio ben precisa, che si fonda su principi di gioco consolidati e su una rosa in tal senso costruita: perciò, consci delle possibilità che De Laurentiis sbaragli le carte e porti un allenatore a sorpresa fuori dal modello che ci siamo immaginati come riferimento, possiamo giusto ipotizzare che l'anno prossimo si riparta da quanto lasciato in eredità da Spalletti.

Dunque, il sistema di riferimento sarà sempre il quattro-tre-tre, con accorgimenti in funzione dei calciatori impiegati: questo sistema si sposa alla perfezione con le idee di Luis Enrique e di Vincenzo Italiano. Thiago Motta, invece, predilige un modello base delle due linee a quattro in fase difensiva, che si sviluppa, in costruzione nel quattro-due-tre-uno/tre-uno-tre-tre (con l'esterno difensivo che si alza per la prima costruzione come play). In ogni caso, al netto delle singole interpretazioni e delle varianti, questi tre allenatori condividono una visione del calcio orientata al dominio del campo, al ritmo alto delle transizioni e alla capacità dei singoli di leggere situazioni e giocate, alternando fasi di possesso a controripartenze figlie di recuperi alti.

L'immagine che si ha di Luis Enrique è un po' sfocata, condizionata dall'assenza da squadre di club dal 2017 e dalle vicende alterne alla guida della Spagna; in realtà, come già detto, la forza del suo Barcelona fu quella di combinare un attacco strepitoso ad un sistema servente, in cui si confondevano altruismo e individualità, in un mix capace di fatturare, col solo tridente, 228 reti in 110 partite. Tarato, questo dato, alla dimensione del Napoli, potrebbe portare il tridente Osimhen-Kvartskhelia-Mister X, su percentuali realizzative clamorose.

In porta e in difesa

Partendo dalla porta, la permanenza di Meret non è scontata. Non per mancanza di fiducia, quanto per potenziali offerte e voglia di cambiare del portiere che, ha rinnovato per una sola stagione in più; di solito, queste sono operazioni finalizzate proprio a cessioni. In tal caso, il Napoli dovrà prendere un titolare; stuzzica, in caso di arrivo di Luis Enrique, il nome di Unai Simon, titolarissimo della Seleccion, oggi all'Athletic Bilbao, scadenza 2025 e valore di mercato intorno ai 25 milioni. Possibile anche l'arrivo di Caprile dal Bari, nel ruolo di secondo. Infine, resta attenzionato Vicario dell'Empoli.

Sulla difesa, c'è da dire che paiono necessari degli interventi: resta da capire se di contorno o sostanziali. Tutto ruota intorno all'eventuale addio di MinJae Kim: qualora il Napoli dovesse sostituirlo, è immaginabile una ristrutturazione di due quarti del quartetto titolare. Con il rinnovo di Juan Jesus il Napoli s'è un po' legato le mani quanto alle riserve, che ad oggi sono il brasiliano per l'appunto e Ostigard, stranamente scomparso dalle rotazioni. Al momento, gli intoccabili sono Di Lorenzo e Rrahmani (fresco di rinnovo); potrebbe essere arrivato anche il momento di sostituire Mario Rui, magari con quel Parisi dell'Empoli, sotto la stessa procura del portoghese neo 32enne, per un avvicendamento naturale. Servirà, assolutamente, un vice Di Lorenzo, che potrebbe anche essere Zanoli, di ritorno dal prestito alla Samp. E su Kim, non è detto che in caso di addio si vada su un profilo delle sue caratteristiche; potrebbe prendersi un calciatore di piede mancino, magari più abile in costruzione che in marcatura. In ogni caso, sarebbe molto complicato trovare di meglio del coreano, uno dei punti fermi di questa squadra. In caso, pare che siano molto seguiti Scalvini dell'Atalanta e Danso del Lens; ma occhio anche ai nomi di Schuurs e Buongiorno del Torino e al vecchio pallino Hincapie del Leverkusen.

Centrocampo

Il Napoli dovrebbe fare di tutto per ripartire dai tre di centrocampo che quest'anno hanno fatto la differenza. Un terzetto così affiatato va confermato in blocco, perchè l'unico in grado di reggere, con autorevolezza, il peso di una fase offensiva ipersollecitata e gli equilibri che un simile modo di intendere il calcio presuppone.

Immediatamente dopo, nelle gerarchie, ci mettiamo Elmas, il dodicesimo, l'uomo ovunque; fondamentale in una rosa impegnata su più fronti, il macedone ha dimostrato di essere più performante sull'esterno che in mezzo al campo. Perciò, al netto del macedone, dovrebbero arrivare tre giocatori.

Un simil Zielinski (che va tenuto anche a scadenza), un simil Anguissa (un mediano di inserimento) e un vice Lobotka (capace di prenderne il posto in determinate occasioni senza pregiudicare fluidità di manovra). Qualche nome: Arda Guler e Baldanzi, Frattesi e Dominguez, Maxime Lopez, Rovella, Samardzic e Walace, Koopmeiners.

Molto da fare: all'orizzonte, le sorti di Gaetano. Potrebbe strappare i gradi di primo sostituto di uno dei tre, a patto che possa trovare un minimo di continuità. Altrimenti, è il caso di ragionare sulle possibilità di un addio, anche a titolo definitivo.

Attacco

L'enigma degli enigmi è il reparto offensivo. Non tanto per il sistema di riferimento; è molto probabile, come detto, che non ci si scosterà dal tridente in partenza. Quanto, piuttosto da chi occuperà i due posti accanto a Kvaratskhelia, al momento l'unico inamovibile. Sarà necessario anzitutto un upgrade sul lato destro, con il rendimento di Politano e Lozano che è stato messo sul banco degli imputati. Tante le opzioni possibili: dal sempreverde Berardi allo svincolato Adama Traorè, dalle idee suggestive Ferran Torres o Asensio, ad Orsolini e Lookman. Molto dipenderà dal budget a disposizione per quella posizione.

Perchè, ovviamente, ad incidere sarà il capitolo centravanti: Osimhen in è un conto. Osimhen out rappresenterebbe un'incognita che, date le premesse, non sappiamo se in grado di sostenere senza scossoni. Il Napoli potrebbe rinnovare per un altro anno, ma di fronte alla prospettiva, più o meno imminente, di una offerta ultracentenaria, non c'è volontà che tenga. Come è giusto che sia. Ci vorrà un capitolo a parte ad individuare profili adatti a raccogliere l'eredità del centravanti più forte della Serie A; ma un portafogli pieno ed uno scudetto da difendere sono ottimi argomenti per strappare sì difficili.

Altra incognita è Raspadori: la sua natura da 10 e mezzo non lo aiuta, anche se, in Champions, la posizione di centrattacco l'ha interpetata alla grande. Si tratta di un investimento importante, di certo non è facile tenerlo fuori, ma forse andrebbe ipotizzata una soluzione che contemperi un nuovo ruolo. Magari, nel tridente partendo da destra, con possibilità di interscambi, così come il Suarez di Barcellona.

Simeone non si tocca. E' stata un'ancora di salvezza nei momenti difficili e tenere in rosa calciatori del genere, in grado di incidere anche in pochi minuti, è stata la chiave per il successo di quest'anno. E, dunque, una lezione per il futuro.