Oramai abbiamo perso il conto.

In principio fu la disparità di trattamento, poi fu la volta dei magistrati laureati alla Federico II. E ancora la congiura del nuovo ordine mondiale, la cravatta di Grassani, lo Scudetto di cartone.

D'altronde, il peccato originale è Calciopoli. Una storia chiara, un illecito nefando contro lo sport. Che, da Juventus F.C., è stata raccontata come congiura di palazzo, con tanto di rivendicazione esplicita di titoli truccati e riabilitazione pubblica dei vecchi dirigenti, un tempo radiati, oggi osannati nell'assemblea degli azionisti.

Ogni mattina, di questo angusto arco temporale che circonda il mondo del calcio, i giornalisti del meraviglioso BelPaese si svegliano e cercano un nuovo appiglio per non dover fare i conti con una realtà che, laconica, lo attende al varco di una primavera ormai prossima.

Abbiamo vissuto eventi troppo epocali per non cogliere, in questo rigetto della realtà, la radice di un fenomeno che, a diverse latitudini tematiche, sta accompagnano la nostra epoca.

Il negazionismo, ultimo rifugio degli sconfitti, àncora alla quale aggrapparsi per non sprofondare sotto il peso di anni passati a professare idee strampalate, ad inseguire messaggi diseducativi, a rifuggire le proprie responsabilità.

La teoria del complotto, il rimando a congetture bislacche, la profonda convinzione che alla base della propria disgrazia vi sia un disegno occulto, teso a danneggiare chi per anni invece ha accumulato posizioni di vantaggio, senza preoccuparsi d'altro.

Sembra stia parlando del tifo bianconero. E invece no.

O meglio, non solo. Perché, oramai, le strutture narrative in questa modernità sono dannatamente ricorsive: potrebbero essere i conservatori britannici che han foraggiato una Brexit di cui si pentono. O i Qanonisti che assaltano Capitol Hill convinti che Kamala Harris sia rettiliana. O i seguaci di Bolsonaro, i negazionisti del Covid, o quelli che propugnano la 'denazificazione' ucraina.

Ognuno nei loro rispettivi campi racconta un disagio profondo. Che spinge a sostenere tesi presuntive, fondate su sospetti medievali, e ad ignorare i fatti, i numeri, le sentenze.

Oggi, i nostri negazionisti in salsa tonnata, ne hanno fatta un'altra. Da ieri sera circola un estratto di una quarantina di secondi del Sostituto Procuratore della DDA di Torino, ad oggi tra i titolari dell'inchiesta Prisma - che, incidenter tantum, ha già fatto cadere un CdA e portato ad una penalizzazione di 15 punti, senza essere nemmeno arrivati all'udienza preliminare (pensate un po' che mole di lavoro) - che, nientemeno, all'interno di uno scambio goliardico con colleghi giuristi, in un convegno di lavoro, rivendica la propria fede calcistica.

Tanto basta per artefare il tutto, rabberciando le dichiarazioni risalenti al 2019, per tirare su una improbabile legittima suspicione nei confronti della Procura della Repubblica. Gli House Organ hanno colto la palla al balzo.

Scandalo, vergogna, è l'ennesimo segno! E la claque - ministro dello sport, in primis - supina, a gettar discredito, a chiedere verità!

Il triste epilogo di questa e di tutti i disperati tentativi di uscire da un angolo in cui li ha ficcati il management da loro tanto idolatrato lo riporta l'ANSA, in una agenzia di metà mattina.

Il PM in questione è lo stesso magistrato che chiese l'archiviazione per la Juventus nell'ambito della precedente inchiesta. E, la battuta, precede proprio il racconto di quella vicenda, nella quale il rigore di magistrato non fu intaccato minimamente da una idiosincrasia calcistica.

Insomma, se non esistessero, bisognerebbe inventarli. Un mondo senza più senso della decenza, in cui non si può che restare ammaliati dalla incredibile capacità di ribaltamento della realtà, come di fronte a particolari forme di orrido.

Un mondo dove il gruppo imprenditoriale storicamente più potente d'Italia, che, tra l'altro, da solo possiede più del 20% dell'editoria del paese, che si dipinge come un perseguitato, dopo anni in cui ha spadroneggiato, sfruttando una posizione di dominio incontrastato.

Un mondo dove si aizza la povera gente pur di non scendere a patti con un futuro fosco ed imminente.

Un mondo dove, sotto sotto, sembra che l'unica vera 'caccia' sia quella al napoletano, colpevole di eccellere e dar fastidio a potentati storicamente intangibili.