Il giornalismo investigativo è forse una delle branche più intriganti del giornalismo (e probabilmente la più rischiosa). Si chiama così perché in effetti presenta diversi aspetti in comune con quello che è il mestiere dell'investigatore; si raccolgono indizi su un certo caso e si cerca poi da essi di ricostruire, confermare o confutare una tesi giornalistica.

Gli indizi però si chiamano così perché, per loro natura, non forniscono certezze ma solo indicazioni. Di conseguenza il rischio più grande per chi indaga è quello di "interpretarli" seguendo la propria ipotesi iniziale, trascurando più o meno consapevolmente ciò che invece la contraddice. Il pregiudizio, insomma.

Ecco, se vogliamo spostarci in un altro ambito, quello dell’analisi sportiva, e trattare questi ultimi mesi di Napoli usando gli stessi criteri investigativi, emergono una serie di “indizi” sulle responsabilità di questo stentato avvio di stagione.

L’investigatore – che poi sarei io –  è partito dalla seguente tesi: Aurelio De Laurentiis è un grande imprenditore con alcuni limiti nella comunicazione, che ha avuto un momento difficile durante le stagioni dell’ammutinamento e del covid, ma che poi ha saputo riprendersi brillantemente, anche perché – a differenza di ciò che si crede – è uomo che sa delegare le responsabilità. All’allenatore di turno, al direttore sportivo, all’ “uomo dei contratti” Andrea Chiavelli.

Le prove indiziarie

Ecco, partendo da questa premessa, quali indizi sono stati raccolti al fine di giudicare questo primo scorcio di stagione?

L’estate di mercato si è conclusa con la scelta di Garcia come sostituto di Spalletti e di Natan come sostituto di Kim, i due casi più spinosi.

L’investigatore sa che, quando si tratta di scegliere il nuovo manager, ADL è uomo capace di colpi di intuito geniali, come accaduto con Sarri per esempio, o prima ancora Benitez e Mazzarri, e per finire con Spalletti. Ognuno di essi ha dato una spinta propulsiva al Napoli, portandolo ad un livello superiore a quello in cui lo aveva preso.

Garcia dunque sarà una scelta che proseguirà in questo solco: controcorrente ma vincente. E giù via a raccogliere indizi in tal senso: un cv con una semifinale CL, una personalità brillante nelle interviste, conosce già il calcio italiano, deve solo saper gestire una macchina quasi perfetta, ecc.

L’investigatore bravo però per coerenza deve annotare tutti gli indizi, e quindi segna anche: declino in Arabia, mai vincente negli ultimi dieci anni (e comunque poco vincente in generale), gioco non identitario, semifinale CL conquistata in un anno molto particolare, ed altrettanti eccetera.

Allo stesso modo va affrontato il discorso Natan. I precedenti dicono: Kim è stato accolto con poca fiducia quando ha sostituito Koulibaly, che a sua volta venne accolto con altrettanto scetticismo. Natan avrà lo stesso percorso: sarà una grande e lungimirante scelta! Poco importa che diversamente dagli altri due, non ha già avuto un’esperienza nel calcio europeo, e poco importa il contesto diverso nel quale avvengono quelle scelte: una squadra emergente nel primo caso, una squadra appena rifondata nel secondo, una squadra da puntellare per continuare a vincere nel terzo. Ahi, ecco che l’investigatore fa emergere il pregiudizio però. Ma proseguiamo.

Il verdetto di primo grado: il campo

Poi arriva il campo che dice che il Napoli ha 7 punti in 4 partite, la peggior partenza dal 2015, che si è trovato in svantaggio per più tempo di quanto lo sia stato in tutto il girone d’andata dello scorso anno. Ha un gioco e una “testa” poco brillanti, inferiori a quelli del primo anno di Spalletti, ha giocatori importanti che manifestano segni di insofferenza, altri che non hanno ancora rinnovato come invece si vocifera da tempo, un difensore che era la terza/quarta scelta ma che per ora è diventato l’unico centrale che ha giocato tutte le partite, ed un neo acquisto che non ha ancora giocato un minuto di serie A, nonostante due di queste quattro partite siano avvenute contro delle neopromosse (dalle quali sono stati subiti ben 3 reti). Inoltre ha un allenatore che ha già fornito delle risposte quantomeno incerte su alcuni dubbi manifestatigli nelle ultime uscite (leggasi la scelta di Zerbin o il paragone – davvero infelice – con le partite di PSG e Bayern Monaco).

Ecco, l’investigatore, alla luce di questi “primi” indizi deve darsi una spiegazione. E deve farlo usando la razionalità, dimenticando la sua ipotesi di partenza.

Cosa è dunque più probabile? Che quell’allenatore il cui CV evidenziava oggettivamente un chiaro declino sia effettivamente in declino oppure che ha solo bisogno di tempo? Cosa è più probabile? Che la scelta di quell'allenatore fosse effettivamente la risultante di una serie di colloqui in cui lui ha primeggiato oppure che sia arrivato dopo che, per diversi motivi, altri nomi non sono stati concretizzati? Infine, cosa è più probabile? Che la responsabilità dei cattivi risultati sia la "mancata" - e simultanea - fame di quasi tutti i giocatori impiegati oppure che quest'ultimi vengano impiegati male?

Cosa è più probabile? Che Natan, che non è sceso subito in campo come ha fatto Kim e Koulibaly, fosse effettivamente una scelta azzardata, e quindi rischiosa, oppure che fosse esattamente in linea con la dimensione di questo Napoli?

E a proposito di dimensione, a chi dice che “il Napoli è questo” bisogna ricordare le parole del Presidente stesso che, a fine stagione scorsa, aveva dichiarato trionfante l’inizio di un nuovo ciclo con le parole “vincere, vincere, vincere”.

Come è più probabile iniziare bene un "nuovo ciclo"? Cambiando alcuni metodi o continuando a reiterare quelli vecchi?

Ad una nuova dimensione dichiarata, il Napoli ha opposto i “vecchi metodi”: la scommessa, l’intuito del presidente sull’allenatore– a proposito, degli ultimi 4 allenatori, quanti si sono rivelati una felice intuizione? Garcia, Spalletti, Gattuso, Ancelotti – un direttore sportivo che non è né giovane, né emergente, né scafato ad alti livelli, la regola del "prima uno esce poi uno entra" che ci è costato un profilo internazionale dal grosso potenziale. Un metodo ibrido insomma, che non ha né il coraggio di quello vecchio né l’ambizione di chi vuole primeggiare.

I prossimi gradi di giudizio

Ecco, adesso le prove indiziare raccolte sono state elencate, i primi responsi li stiamo avendo. È naturale che il futuro non è ancora scritto e che tutto può ancora succedere, ma alla luce di questi 3 mesi di mercato e un mese di campionato la domanda che resta è:

Secondo voi, è più probabile che il Napoli conduca una stagione soddisfacente oppure no?

La risposta, per alcuni investigatori, sarà elementare.