In prima pagina dell'edizione odierna del Corriere della Sera, la rubrica Il Caffè di Massimo Gramellini, dedica spazio alla partecipazione di Luciano Spalletti ad Atreju, la festa che ogni anno organizza Fratelli d'Italia. Il titolo della rubrica è Spalletta Nera.

"Non trovo sorprendente né scandaloso che alla festa dei Fratelli d’Italia partecipino il franchista Santiago Abascal e il genio distopico di Elon Musk, l’uomo che mi affascina e spaventa di più al mondo, perché penso sarebbe capace di trovare la cura per il cancro come di sganciare la bomba atomica. Non mi sarei scandalizzato neanche se ci fosse andata Elly Schlein: anzi, lo avrei trovato un gesto di notevole intelligenza politica. Ma Luciano Spalletti, no. A una festa di parte, come giustamente Donzelli ha definito Atreju, sarebbe meglio sfilassero persone di parte, di qualunque parte. Non i pochissimi «super partes» che ci possiamo ancora permettere, uno dei quali è proprio il c.t. della Nazionale.

Il famoso luogo comune sui sessanta milioni di commissari tecnici si può intendere anche al contrario, e cioè che l’unico realmente insignito del ruolo rappresenta l’intero popolo. Allegri e Inzaghi possono andare dove vogliono: sono allenatori di club, quindi di una fazione. Ma Spalletti ha perso quella libertà nel momento in cui ha accettato di sedersi sulla panchina di tutti. Ovviamente avrei scritto le stesse cose se avesse deciso di presentarsi a un convegno del Pd. E non ha alcuna rilevanza che professi idee di sinistra e in passato abbia dato del fannullone a Salvini (questo semmai lo avrà reso più simpatico alla Meloni). Resto dell’idea che adesso Spalletti sia come Fiorello: un patrimonio della Nazione da sottrarre anche solo al sospetto di strumentalizzazioni di parte".