Nonostante le parole distensive di Aurelio De Laurentiis, la permanenza di Rudi Garcia resta appesa ad un filo sottilissimo ed esula dai risultati che, a partire da oggi, dovrà garantire. Il tecnico non dovrà solo migliorare la classifica, ma dimostrare di aver imparato la lezione e convincere dal punto di vista delle scelte e di conseguenza del gioco.

Il Napoli non ha l’obbligo di ripetersi, ma di essere una credibile concorrente. E lo può fare solo attraverso un’interpretazione tattica che esalti il materiale a disposizione, soprattutto ora che l’assenza di Osimhen impone uno studio attento dell’avversario e non più la possibilità di appoggiarsi alle iniziative del suo cannoniere. Per assurdo, già la scelta della punta titolare contro il Verona sarà indice della preparazione del tecnico e soprattutto della conoscenza dei suoi uomini. Simeone infatti non è calciatore che può garantire i novanta minuti e una sua, probabile, sostituzione a gara in corso non solo brucia un cambio, ma negherebbe la possibilità di avere un rapinatore d’area nei minuti finali, qualora dovesse esserci la necessità, ci auguriamo di no, di ribaltare o sbloccare il risultato. La scelta più coerente sarebbe Giacomo Raspadori, che ha avuto modo in nazionale di guadagnare minutaggio e che potrebbe finalmente trovare, anche nel Napoli, posto nel suo ruolo naturale, quello di terminale offensivo.

Per convincere Rudi Garcia deve dare certezze attraverso le scelte

Convincere vuol dire anche dare, ma sarebbe giusto dire non togliere, alla squadra quelle certezze che l’hanno resa una corazzata capace di stritolare l’avversario, ma soprattutto non lasciarsi prendere dall’ansia di portare subito il risultato a proprio favore, evitando curiose varianti al modulo e inserendo gli uomini giusti al posto giusto. Non ci permettiamo di dare consigli sulla formazione da schierare al mister, non ne abbiamo le competenze, ma per il suo bene sarebbe il caso di affidarsi al gruppo e agli uomini storici dello staff azzurro, perché per uscire dall’empasse c’è bisogno di unione di intenti, collaborazione, evitando protagonismi non propedeutici alla causa comune. La pazienza del presidente e dei suoi collaboratori ha un limite, forse già oltrepassato, ma un’ultima chance, dopo aver tastato con mano gli umori del plotone in quel di Castel Volturno, è un atto dovuto che merita di non essere mortificato dalla presunzione.

Garcia ha detto una cosa giusta: qualcuno ha esagerato in queste due settimane. E concordiamo sul fatto che aspetti che esulano dall’aspetto tattico o comunque lontani dalle mansioni proprie di un tecnico, non debbano essere toccati o comunque non lasciandosi andare a giudizi che ledono la dignità dell’uomo. Mister Garcia ha una grande possibilità, ma soprattutto il dovere di convincerci che è l’uomo giusto per riportare il Napoli nella zona di classifica che questa squadra merita, ma con un grosso onere e cioè di farlo attraverso un gioco piacevole, convincente. Un consiglio però ci teniamo a darglielo, basta parlare di quarto posto, la piazza è consapevole del compito che le è stato affidato, ma non può mortificare l’orgoglio di quei ragazzi che si fregiano di uno scudetto appena conquistato e che ai microfoni parlano del desiderio, della volontà di ripetersi. Tra dovere e potere c’è un mondo, ma si convinca che in mezzo c’è chi ha bisogno di credere, lei per primo.