Bentornato Mazzarri… dove eravamo rimasti?
È ufficiale, dopo l’esonero di Rudi Garcia e i diversi nomi circolati con insistenza nelle ultime ore, la panchina del Napoli ha finalmente trovato il suo allenatore, dopo esattamente dieci anni dall’ultima stagione sotto l’ombra del Vesuvio, torna Walter Mazzarri, con lui, all’interno dello staff, il vice Nicolò Frustalupi, Gianluca Grava, trasferito dal settore giovanile alla prima squadra con il ruolo di collaboratore tecnico, altro volto conosciuto è quello di Peppe Santoro, fedelissimo del tecnico toscano. Quest’oggi primo allenamento del secondo ciclo a Napoli, diretto alle 14.30 a Castel Volturno.
Ma tra i sentimenti contrastanti delle ultime ore da parte del tifo azzurro, una cosa in comune la si trova sicuramente, l’affetto e l’ammirazione verso un uomo prima che un allenatore che a Napoli ha dato tutto, e probabilmente anche di più, iniziando un ciclo vincente poi proseguito da altri colleghi, non è mai facile lasciare il segno a tal punto da tornare dopo ben dieci anni ed essere ancora acclamato e abbracciato dal tifo, e fa ancora più strano pensare a quante cose siano cambiate negli anni, a Napoli e non solo.
Cosa facevano i campioni d'Italia nel 2009
L’attuale capitano azzurro ad esempio, a soli 15 anni e 9 mesi, nel 2009 (anno della firma di Mazzarri), faceva il suo esordio nel campionato di Serie D con la Lucchese, per poi passare subito dopo alla Reggina, nel 2011 esordisce in Serie B con la prima squadra, e fa la sua prima esperienza importante da titolare in pianta stabile con il Cuneo in Lega Pro, a 19 anni.
Un altro protagonista dell’attuale Napoli, che proprio con Mazzarri potrebbe tornare a rivestire il ruolo di trequartista, è Piotr Zielinski, il polacco all’arrivo del tecnico toscano era appena entrato nel mondo dei grandi, da professionista, acquistato per 100.000 euro dall’Udinese nel 2011, esordendo nel 2012 in prima squadra, solamente quattro anni più tardi sarà acquistato dal club di De Laurentiis.
E poi ci sono loro, la coppia più prolifica della passata stagione, nonché i due giocatori di punta di questo Napoli, Kvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen, il georgiano era solamente un adolescente, che sognava di diventare una delle stelle del futuro, e già lavorava perché ciò accadesse, nelle giovanili della Dinamo Tbilisi, (2012-17).
Victor Osimhen invece in quegli anni non aveva neppure la priorità di arrivare dov’è oggi, doveva, con i suoi fratelli e sorelle, crescere una famiglia e nel tempo libero si divertiva con il fratello Andrew giocando con i ragazzi di Lagos, senza neanche poter possedere un paio di scarpe, che riuscì ad ottenere quando nel 2010 si trasferì alla Ultimate Strikers Academy, che gli darà poi la chance di mettersi in mostra in una vetrina di maggior prestigio, per finire poi al Wolfsburg nel 2017.
Le notti magiche di Mazzarri
Di Mazzarri ovviamente è impossibile dimenticare le notti magiche in Europa, in un San Paolo da far tremare le gambe agli avversari, la corsa del 2011-12 fu sicuramente la più clamorosa, partiti da un girone proibitivo con Villareal, Bayern Monaco e Manchester City, ed arrivati ad una rete dai quarti di finale, dopo aver affrontato il Chelsea, poi campione nella finale con il Bayern Monaco (con cui il Napoli aveva ottenuto un pareggio nella fase a gironi).
Ad impressionare gli stravolgimenti nel corso degli anni, il City di Mancini e dell’impresa all’ultima giornata di Premier League, riportando il titolo di campione d’Inghilterra dopo 44 anni in città, in cui erano presenti anche vecchie conoscenze italiane, da Balotelli a Edin Dzeko, passando per un Tevez nel pieno della propria carriera, e con la fascia al braccio Vincent Kompany, attuale collega di Mazzarri, seduto sulla panchina del Burnley.
Altra vecchia conoscenza del campionato inglese, ad oggi attaccante della Roma e quindi prossimo avversario di Mazzarri, è Romelu Lukaku, che da giovanissimo faceva parte della squadra che eroicamente contro ogni pronostico alzò la coppa dalle grandi orecchie ai calci di rigore, contro il Bayern Monaco, complice di quella impresa un italiano, Di Matteo, che subentrato a stagione in corso consegnò la prima (e unica finora) Champions League ai blues.
Da avversari a colleghi
Anche qui parte dei giocatori di quella squadra ad oggi possono considerarsi colleghi dell’attuale allenatore del Napoli, John Terry ad esempio, allenatore delle giovanili del Chelsea, o Frank Lampard (vice capitano di Terry in quella stagione), attuale allenatore (ad interim) del Chelsea. E poi il protagonista, l’idolo, nonché paragone ormai sprecato, di Victor Osimhen: Didier Drogba, giocatore che in quegli anni il nigeriano probabilmente vedeva solamente in televisione, con le sue numerose imprese, la più brillante in quel 19 maggio 2012 in casa dei bavaresi.
Dieci anni dall’ultima volta, dieci anni dall’ultima formazione schierata da Walter Mazzarri, era il 19 maggio 2013, l’avversario era la Roma, ed il Napoli scendeva in campo così: Rosati; Rolando, P. Cannavaro, Britos; Maggio, Behrami, Dzemaili, Zuniga; Pandev, Hamsik; Cavani.
Quel Napoli che arrivò al record di punti in quel momento (78), posizionandosi al secondo posto, dietro una Juventus campione da 87 punti, con Conte prima e Carrera ed Alessio poi (per via della squalifica al leccese), e davanti ad un Udinese da Europa (al quinto posto), con qualche volto conosciuto, come Zielinski (al primo anno in prima squadra) e Allan, e con la fascia di capitano affidata ad Antonio Di Natale.
Sportivamente, e non solo, è cambiato il mondo, ma una cosa a quanto pare è rimasta, “chi ama non dimentica”, e Mazzarri, amato come pochi nel recente passato, di certo non è stato dimenticato dal popolo azzurro, ora toccherà al mister intervenire, prima che in campo, sulla testa dei giocatori, apparsi demotivati e delusi dalla prima parte di stagione, arduo compito, ma la sua esperienza unita alla conoscenza e all’amore per questa piazza possono sicuramente rappresentare degli ingredienti fondamentali al cammino prossimo dei partenopei.