Quesiti referendari approvati dai Consigli Regionali contro l'autonomia differenziata? Non è tutto oro quel che luccica. Anzi. E a tal fine invita a fare attenzione Massimo Villone, docente emerito di diritto costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Napoli "Federico II" ed ex Senatore, sulla questione, argomentando tra le colonne de Il Fatto Quotidiano il perché non è una buona notizia, tutto sommato, il fatto che i Consigli Regionali di Campania ed Emilia Romagna abbiano approvato la richiesta di referendum sul ddl Calderoli proponendo, oltre all'abrogazione totale della legge, anche un quesito che punta all'abrogazione parziale.

"Così è un imbroglio - argomenta l'eminente costituzionalista -, si rischia di fare un pasticcio che servirà l'assist al governo. [...] Il singolo quesito non coglie e non tocca l'impianto della Legge. Condiziona l'operatività del Ddl alla 'determinazione' dei Lep, neanche al loro finanziamento o all'erogazione delle prestazioni minime. Infilarsi nel campo dei Lep non conviene: se col quesito si interviene sui fondi, allora il referendum rischia di non essere ammissibile, se invece si fa un quesito debole [...] si legittimerebbe l'impianto della Legge".

Autonomia differenziata, Villone: "Sarebbe stato meglio proporre più quesiti referendari"

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Prosegue Villone a proposito dei quesiti referendari sull'autonomia differenziata: "Dovendo pensare a un 'paracadute' oltre all'abrogazione totale, sarebbe stato meglio avere più quesiti aggiuntivi in modo da toccare diversi punti centrali del Ddl. Per esempio, un quesito avrebbe potuto intervenire sulle competenze trasferibili alle Regioni. Oppure sulla norma transitoria che riprende le pre-intese firmate anni fa da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Con il testo approvato in Parlamento, queste Regioni possono ripartire da lì, avendo un vantaggio su tutte le altre. L'attuale strategia delle opposizioni quindi rischia di essere un favore a Calderoli",