Atalanta-Napoli, Spalletti dimostra che uno vale uno
Dopo Lazio, Milan e Roma, il Napoli espugna anche Bergamo. Senza Kvaratskhelia, la risolvono Elmas, Osimhen e Alex Meret. Dodici punti negli scontri diretti, tutti in trasferta. Nona vittoria consecutiva in campionato e primo posto in classifica sempre più solido, in attesa delle ultime due sfide casalinghe prima della sosta mondiale, contro Empoli e Udinese.
La vigilia di Atalanta-Napoli, tra complotti e depressione
Settima frizzante quella che precede la sfida all’Atalanta. Prima sconfitta stagionale (inutile) in Champions - non senza polemiche - e pochi giorni per recuperare e prepararsi al meglio a disinnescare le trappole di un Gasperini bramoso di interpretare il ruolo del giustiziere degli azzurri.
Poco tempo per Spalletti, ma non privo di sorprese. Al termine della sessione di allenamento, alla vigilia del match, Kvaratskhelia accusa il riacutizzarsi di una lombalgia post Liverpool che lo rende indisponibile per Bergamo. Infortunio attorno al quale aleggiano teorie complottistiche in virtù del fatto che il giorno prima è stato vittima del furto della propria auto, prontamente ritrovata dopo qualche ora.
E' la prima volta da inizio campionato che il Napoli deve fare a meno del georgiano. L'ambiente, sempre refrattario alle novità, reagisce male. La depressione per l'improvviso forfait si concretizza, come al solito, manifestando tutta la sfiducia possibile verso il suo probabile sostituto. Un vizio al quale non pare si voglia porre un freno. I più invocano Raspadori dal primo minuto, che tanto bene aveva fatto in Champions quando è stato chiamato a sostituire il 77 contro i Rangers. C'è chi in alternativa propone Lozano. Insomma tutti, tranne quel reietto inconcludente di Elmas.
Nessuno è contento di questo tema nello spogliatoio, senza Kvara si può vincere lo stesso, la fate lunga.
Spalletti nel post partita di Atalanta Napoli
Alla lettura delle formazioni, l'incubo si concretizza. Il macedone parte titolare. E' lui il vice Kvara. Spalletti avrà pensato che se nessuno a Napoli lo vuole titolare allora ci sono buone possibilità che sia la scelta giusta. In fondo la storia è li per essere osservata e trarne i giusti insegnamenti.
A Bergamo, soffiano venti (minuti) di rabbia
L'ambiente è quello solito: cori razzisti, offese a San Gennaro, gote rese violacee dalla rabbia e giugulari orobiche a un passo dal collasso messe in mostra per novanta minuti. E' tutto un susseguirsi di "terroni di merda" intervallati da qualche coro per la propria squadra. Ci sentiamo a casa.
L'Atalanta parte forte. I nerazzurri hanno avuto una settimana per preparare il match. Dopo 4', Lookman scappa via e serve Hojlund che tutto solo si lascia ipnotizzare da Meret. Gli azzurri soffrono la pressione e su calcio d'angolo di Koopmeiners, Osimhen non riesce a togliere in tempo il braccio dalla traiettoria. Rigore. Lo trasforma Lookman, siamo al 19'.
Da questo momento cambia l'inerzia. Venti minuti di rabbia in cui il Napoli divora campo e avversari e da calcio d'angolo battuto a due, Piotr Zielinski, con un assist al bacio, pesca nella mischia Victor, che svetta in cielo per battere Musso. Non c'è tempo per esultare, il nigeriano recupera il pallone dalla rete e corre verso il centrocampo per rimettere a posto le cose: è una vera e propria dichiarazione di guerra. Dodici minuti dopo, imbeccato da Anguissa, il capocannoniere della Serie A decide che è il momento giusto. Trenta metri palla al piede di botte con Demiral, il quale, arrivato in area, si deve arrendere al caos generato dal nigeriano che con una lucidità spaventosa alza la testa e serve proprio lui, l'intruso, l'indesiderato, l'anello debole, il reietto: Eljif Elmas che, con altrettanta lucidità, lascia scorrere il pallone e poi insacca. Il Napoli è in vantaggio.
E lo sarà fino al termine, grazie a un secondo tempo di enorme sacrificio. Ma soprattutto grazie a un miracolo di Meret che al minuto 55, con un riflesso incredibile, salva su Maehle a botta sicura. Parata spettacolare che vale due punti, che sommati agli altri due del miracolo su Giroud a Milano, fanno quattro. E' bene aggiornarlo il conto, perché a fine anno lo confronteremo con le proiezioni di chi voleva Alex in debito di almeno dieci punti.
"Se non vinciamo quest'anno" (Vol 4)
Arrivati a questo punto è diventato stucchevole fare paragoni con il passato recente. In tredici partite di campionato questo gruppo ha buttato a terra tutti i muri che lo recintavano all'interno di un confine fatto di luoghi comuni. Non si parla più di prova di maturità, non si parla più di carattere, non si parla più di concetti impolverati come i sostituti all'altezza o carisma latente. Resiste solo quello del "se non vinciamo quest'anno, non vinciamo più", giunto ormai alla sua quarta edizione.
E' inaugurata la stagione del calcio del fare. Le chiacchiere appartengono esclusivamente ai salotti televisivi e alle bacheche social. E in nessun modo minano lo spogliatoio.
Bellezza e forza non sono più due antagoniste come ci hanno voluto far credere. L'insegnamento più grande che gli uomini di Spalletti ci stanno donando, con un gesto di enorme altruismo che non appartiene a questo mondo, è che il Napoli è più forte di ogni suo singolo componente. Nessuno è più importante di un altro. Uno vale uno. Il Napoli è finalmente una res publica.
Anzi, è Atene con l'anima di Sparta.