Seduto ma non adagiato sullo scranno in fieri di campione d'inverno, il Napoli nell'acquaplaning dell'Arechi padroneggia la scena a tutto spiano nei 90 minuti che chiosano il primo round di stagione, dove la rediviva squadra granata è a mala pena riuscita a drenare il flusso di gioco degl'azzurri, seppur più di quanto abbia fatto l'erba inzuppata del campo.

Napoli, che come Spalletti aveva anticipato, affronta una squadra guardinga, perché fresca della scottatura bergamasca con passivo tennistico, e adattiva nel neo assetto difensivo con 4 difensori più 2 pivot (Nicolussi Caviglia e Coulibaly) a schermo del reparto arretrato senza scoprire i rimbalzi. Addirittura la prematura uscita del campo di Gyomber non favorisce gli azzurri, perché subentra un marcatore di razza come Lovato che affligge Osimhen per almeno 30'. L'atteggiamento tattico discretamente speculativo di mister Nicola, induce l'armonico giro palla degli azzurri ad essere meno incidentale del solito, avvantaggiando almeno nella prima mezz'ora i padroni di casa che, arretrati nel proprio terzo di perimetro, hanno vita facile ad attanagliare la rete nodale di passaggi negli ultimi venti metri di campo e detronizzare il fattore esterni d'attacco, in questo caso Elmas e Lozano, autori per 45' di sparuti sussulti senza impeto.

Le difficoltà iniziale di dover arrembare una squadra arroccata a difesa di Ochoa è stata quella di non riuscire ad elevare il gradiente del ritmo di trasmissione del pallone; peculiarità della gara identificabile in Kim e Rrahmani che gravitavano spesso oltre la propria metà campo, con conseguente poco terreno in cui architettare buon gioco nell'angusto.

La Salernitana ha mirato più ad assottigliare le spaziature in zona uomo per coperture preventive e accorciamenti di marcatura, che a riconquistare palla per tentare la transizione offensiva, sacrificando al 99% calciatori di qualità come Vilhena e Dia per ottemperare i task di occlusione degli spazi. Di fatto le uniche due avanscoperte nell'area partenopea, portano il nome di Piatek e scaturiscono da errori di gestione del pallone del Napoli e non da allestimenti di gioco dell'offensiva Salernitana. Solo in uno di questi abbozzi d'approccio oltre la linea di centrocampo, Kim ha speso un giallo per frangerne l'avanzata.

Pur meno desto della consuetudine, Lobotka riesce a fluttuare boarder line sulla trequarti avversaria, irrorarndo il disimpegno delle mezz'ali, placcate incessantemente sullo scarico palla. In particolare Zielinsky si ritrova in una remota zona centro sinistra del campo, con carente visione periferica e debole inventiva. Questo lo costringe ad involvere il tempo di ogni suo possesso di palla o corsa in profondità senza sbocchi.

La prima soluzione alla trincea avversaria, vige nel contrappasso di Di Lorenzo che ispeziona la mediana per avvincersi con un passaggio di prima battuta ad Osimhen, che va in gol mediante un bellissimo sinistro a sfondare la rete, poi annullato a causa di fuorigioco millimetrico.

L'oscillazione del palleggio da destra a sinistra e l'ordita trama di fraseggi sul corto del Napoli, trova nell'inisistenza oltre il tempo regolarmente il chiavistello per aprire e falciare la difesa Salernitana. La dualità dei terzini che vengono attratti in zona palla al limite dell'area avversaria, consente uno svolgimento dinamico dell'azione sul versante centro sinistra con Mario Rui che si propone come regista di fascia a presidio di un vertice maggiore dell'aria calamitando l'uscita del quarto di difesa Daniliuc, e chiude magistralmente un triangolo con Anguissa libero di attaccare il fondo del campo. Il centrocampista Camerunense, con la sua corsa poderosa e acuto controllo palla sul bagnato, riversa a testa alta un pallone sferzante sul palo opposto, dove c'è il capitano in percussione solitaria, che mentre tutta la compagine avversaria sbanda su un lato, è indisturbato per fucilare il pallone sotto la traversa e segnare il suo primo goal in campionato.

Lo scudiero Di Lorenzo, che interpreta la capitaneria come una missione da compiere ogni match, grazie al destro di prepotenza e inerzia, capitalizza ottimamente l'azione sul versante opposto e marca il sentiero della vittoria, poi solo da legittimare.

Spartito eguale al primo gol e stessa corsia, sinistra, anche per il secondo di Victor Osimhen. Stavolta però la gestione del vertice alto dell'aria compendia la semiluna di Elmas che su quella densità di compagni a supporto, non chiude lo scambio come fatto da Anguissa nella prima frazione, sviluppa in proprio la conduzione palla su scarico ravvicinato di Mario Rui ed esplode un destro a incrociare che fende il palo dopo tocco a terra che bagna di sfortuna la sfera. Repentina scoccata a rete in surplus dell'implacabile nigeriano, nel suo tripudio di dinoccolate movenze, uomo del match.

Poi il Napoli è passato alla corretta amministrazione del tempo residuo per accreditarsi la meritata vittoria, con una difesa stazionante prevalentemente a 35 metri da Meret ed un Anguissa in cattedra a dettare ritmo e mappare il gioco

I numeri del match

Napoli che in condizioni ambientali e metereologiche svantaggiose, trae molto profitto dal 74% di possesso palla riempito di 735 passaggi, il 90% di accuratezza, di cui il 71% nella metà campo della Salernitana. I 18 corner battuti, documentano l'esercizio della supremazia.

Oltre al pregevole dominio del gioco e della classifica, al timbro del cartellino per il girone d'andata asimmetrico con quello di ritorno, è facile apprezzare l'attestazione del Napoli nell'album dei primati dei club di Serie A.

Il Napoli 2022-23 è la terza squadra della storia della Serie A a fare almeno 50 punti nel girone d'andata e vincere il girone di Champions, dopo la Juventus 2018-19 e la Juventus 2005-06 (l'Inter 2006-07, 51 punti, arrivò seconda; la Juventus 2013-14, 52 punti, arrivò terza). Spalletti si converte nel tecnico di Serie A con più vittorie (276) nel massimo campionato, e la media punti più alta la detiene ovviamente con questo Napoli eccelso.